Il punto d’incrocio fra Via Cesare Battisti, Piazza S. Marco e Via Ricasoli è il punto in cui l’aria cambia.
Dalle prime due zone di passo svelto ad ordinaria frequenza, si entra nella zona turistica.
Mi rallegra il motivetto di combinazione chitarra e fisarmonica,
marcio in direzione contraria alla fila che aspetta di vedere il DAVID
quello ORIGINALE di Michelangelo, esposto nella Galleria dell’Accademia e alto la bellezza di 5 METRI.
Cammino facendo opportuna attenzione a non pestare le copie di dipinti che gli ambulanti cercano di vendere.

Più Piazza Duomo si fa vicina, più il gran monumento simbolo di Firenze prende corpo…
Un pezzo dopo l’altro, prima uno scudo, logico in una terra che fu Granducato di signorie, poi un tassello colorato fino a giungere ad un componimento architettonico completo.
La vista collega la visione con il cuore, tira in ballo la dimensione personale, e io da anni sono in attesa di una svolta. Farfuglio una frase di preghiera.
Arrivo a fendere una folla vestita per lo più in stile casualità, a volte persino un tocco di eleganza con armonia di colori, ma sempre convertita alle scarpe comode. Imprescindibili a Firenze.
Mi fermo davanti alle vetrine di Luisa Spagnoli, lo stile che vorrei per me, ma non è ancora tempo né luogo di capi tanto sofisticati.
E in mezzo a Piazza della Signoria punto lo sguardo in basso
fino ad individuare la pietra a memoria del Savonarola
predicatore domenicano vissuto nel ‘400 e giustiziato come eretico.
Il quadro è completo: la passeggiata, la meraviglia, la speranza, la bellezza, la virtù.

Trovo da sedermi proprio di fronte alla copia del David; anche se gli occhi guardano di lato, il suo volto è completamente rivolto nella mia direzione.
Una bimbetta furbetta, con tre codini a fontanella, si siede proprio a lato della mia caviglia
Lei mi guarda, io non la guardo (è che devo scrivere), e mentre io (appunto) scrivo lei si mette in posa per le foto di mamma e nonna.
E fu così che il mio piede finì in un social cinese.
Meno male 😉 che volevo passare inosservata…

È la Firenze di una domenica alle sei di sera, fascinosa nella sua illuminazione notturna.
C’è l’inevitabile calura, ma c’è anche una gradevole brezza che scompiglia i capelli di tutti, fa svolazzare (laddove ci sono) gonne già leggerissime, e costringe me ad intervenire sui fogli del mio quadernino.
Fra tante scarpe basse spunta un tacco davvero troppo alto per i pietroni del centro storico
Poi ne spunta un altro, reggente di sandaloni.
Alla vigilia della cena, in piazza è ancora tutto un incrociarsi continuo di voci e movimenti da pieno giorno.

Quando vedo da dietro qualche combinata elegante e minuta con capelli graziosamente lisci, di solito si tratta di una turista orientale. Ma ci sono anche italiani.
Quanto vorrei vedere un po’ più di eleganza oltre tanti capi di abbigliamento molto spersonalizzanti e di colori basici.
Solo le indiane, non importa la taglia, sembrano voler mantenere un certo livello di femminilità.
Vedo anche una ragazza con maglietta di banda metal e corpo quasi completamente tatuato, persino una enorme farfalla sul collo.
Qualche gelato, pochissime sigarette, turisti tanti.
Quello che mi sorprende è il sentir parlare più che altro toscano…
