Ci avete mai pensato? Che ci alziamo, mangiamo, ci divertiamo poi andiamo a cena con l’idea di trascorrere una bella serata, mentre non sappiamo niente di quello che pensano i potenti…
Poi però basta accogliere un invito a una mostra per scoprire che la mobilitazione è tanta, e che anche un piccolo volontariato locale può fare grande differenza.
SenzAtomica mi si è presentata in forma di visita guidata (un febbraio di pochi anni fa) alla situazione sugli armamenti nucleari e sugli sforzi (tantissimi!!) per bandirle definitivamente. In particolare mi ha colpito che il presidente dell’associazione buddista laica Soka Gakkai Internazionale (SGI) invia una proposta di pace all’ONU ogni anno!!
Durante la mostra ci è stato presentato un missile di 15 metri, nome e caratteristiche poco importano, è bastato vederlo per farsi un’idea di che tipologia di “pace” potrà mai venire da una bomba…
Siamo anche stati sorpresi da una simulazione di quello che si sentirebbe in caso di esplosione nucleare.
Una voce ci ha chiesto silenzio totale per pochi minuti, in cui siamo stati letteralmente sopraffatti dai suoni. Anche ci fosse scappata una parola, non sarebbe stata sentita.
L’interno dell’edificio, il Mastio della Cittadella di Torino, con le luci soffuse e l’ambiente bunker, ha reso l’atmosfera.
Ma quel giorno il Mastio, fortezza di antiche sofferenze, ha provato a vestirsi da fortezza della pace.
Sono cresciuta in una famiglia disfunzionale che rimaneva insieme alla meno peggio nel nome del solito quieto vivere, quello che insegnava a “tirare avanti”. Vivevamo in una metropoli di cui io non sapevo neppure indicare che cosa ci fosse di bello…
Risultato? Avevamo tutti gli occhi fissi più sul male che sul bene: possibile che il pessimismo dovesse essere la regola? Mia madre aveva ragione a dire che erano altri tempi.
Oggi mi ritrovo catapultata sul versante opposto, e anche se non mi occupo in prima persona di disarmo e politica, difendo a spada tratta che si può raggiungere la pace vera solo coltivando ognuno la propria parte di orto.
Il mio è quello di valorizzare il buono della nostra terra, che ha sorpreso me per prima per quanto è tanto! E cresce l’esigenza di andare oltre e arrivare a sentire il valore della vita (il che è buonissima notizia!!).
È un vivere ingarbugliato il nostro, fatto di cose ripetitive, di tanti “non posso” trasmessi, di spiritualità fiacca. Tutto questo non fa che aumentare incertezza, ed è un motivo in più per impegnarci ad uscirne.
Quando parliamo di ascesa di nuove figure professionali, di marketing etico, di esperienze di viaggio in solitaria e di ex turisti diventati viaggiatori, non stiamo forse intravedendo un’apertura alla vita? È in atto una silenziosa rivoluzione dei costumi. Io lo sento.
La vita non è l’idea che ce ne facciamo noi, perché la vita quando siamo arrivati noi c’era già. Noi ci siamo entrati nella vita. E allora le dobbiamo un impegno a costruire tutti insieme una cultura di pace vera. E di vero amore.
Tutte questioni su cui ho riflettuto a livello personale, e alla fine ho desiderato di dare il mio contributo al FAI. Prima che con idee di business, scrivo con in cuore di lavorare per il paese. Che, insisto, di buono da dare ha tanto.
Che senso ha fare della vita una guerra? Perché la vita non si ferma a impegno o filosofia, sarebbe riduttivo. La vita si mostra più grande dei nostri pensieri, ci mostra in silenzio la bellezza di paesaggi, atmosfere, relazioni. Per questo dico che la vita non può tollerare il male, e che Dio non può volere la nostra distruzione.
È ora di allearsi e smettere di combatterci, anche nel personale. È ora di cercare un vero riscatto da tante falsità che ci circondano.
Quei tempi di prima non sono più.