manifesto nomadi digitali
comunicazione

COME E PERCHÉ ADERISCO AL MANIFESTO DEI NOMADI DIGITALI (1a parte)

Dobbiamo conoscerci. Perché c’è una parte consistente del paese che cavalca il cambiamento senza lamentele, e io voglio essere fra questi.

Che cosa vedo oggi che mi spinge verso il domani? Che c’è una riscoperta della vita, e che non siamo certo nati per morire.

Lo sforzo va fatto, certo. Bisogna stabilire un contatto e seminare nella mente di chi è disposto ad ascoltare, renderci visibili senza pretese di influenza e dimostrare che essere attivi si può, anche se per riuscirci bisognerà andare controcorrente.


1

La nuova epoca che ci chiama ad essere pionieri

Pionieri vuol dire essere i primi di una serie futura. Ve lo ricordate quando per telefonare ci si fermava a una cabina? Be’, quel tempo è finito.

Mentre scrivo qui mi sento un’extraterrestre. Invece sono solo un’italiana che viaggia per amore di recupero delle proprie radici, e vede nell’attivarsi l’unica strada di riscatto per un paese che non deve per forza soccombere.

Prima che professionista mi sento una persona. Una persona per vivere ha bisogno di sentire sua la terra che abita. Per questo credo che il punto da cui partire debba essere il riconoscimento della dimensione identitaria. Anche questo però richiede la sua dose di sforzo. Perché non si tratta di prese di posizione né di filosofie, è semplicemente amore per la propria terra. Da recuperare.

In che modo mi metto al lavoro in questo? Dicendo cose che nessuno ha mai sentito.


2

E chi ormai non vorrebbe più seguire i propri sogni?

Persino io che lo faccio da sempre, ora lo desidero ancora di più.

Quando mi chiudevo in stanza ad ascoltare la mia musica preferita, stavo staccando la spina con i doveri di un sistema che oggi sta dando segni di cedimento. Senza sogni è finita. Non siamo macchine da programmare, e neppure destinati ad eseguire compiti che altri decidono. Il mio sogno nella vita era essere indipendente e viaggiare, oggi non so stare in viaggio senza pensare di condividere le mie esperienze, raccontando emozioni e aneddoti fuori da schemi classici di promozione travel. Sognare mi aiuta a vedere oltre la superficie, e quello che vedo è così brillante che devo comunicarlo. Perché non è solo per me, ma per tutti. Un sogno ad occhi aperti e straordinariamente reale.

Mi piace l’esortazione a gettare il cuore oltre l’ostacolo per poi raggiungerlo, e quello che ci sorprenderà sarà che quando ci arriveremo, di cuori ce ne saranno milioni di altri.

Il consumismo che ieri era la norma, oggi non ha più senso. La chiave è non guardare a quello che fanno gli altri, ma volgere lo sguardo dall’altra sponda dello stesso fiume.

Aderisco al Piano 2040 di Italia che Cambia


3

Nata col pallino della collaborazione

C’è chi nasce colla camicia, io son nata col pallino per le lingue e lo stampino della collaborazione. Respirare aria inquinata lo vogliamo ancora chiamare progresso?

Prima o poi ci si rende conto che è la condivisione ad arricchire tanto la nostra vita quanto gli affari, perché mentre la competizione separa e abbatte, il suo esatto contrario solleva dal peso di troppa solitudine, stimola in positivo, e questo rafforza il carattere, dispone meglio le persone verso gli altri.

Cooperare è il verbo del futuro, in una vita che non è solo lavoro e nuove amicizie per sé, ma servizio alle comunità in cui ci troviamo a vivere. L’innovazione è tanta, le idee ci sono, e per la prima volta nella storia, c’è spazio per tutte le età.

Dipende sempre in che direzione vogliamo guardare.

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4

Il denaro ci ha dato illusioni di ricchezza materiale

Tanto di quello che abbiamo imparato è frutto di abitudini acquisite. Mi ci è voluto un po’ per capirlo.

Viviamo in un mondo di meraviglie che non vedremo mai. Per mancanza di tempo, di energia, di mezzi. Ci hanno messo in testa che il lavoro viene prima. Ma è davvero così? O sono abitudini sociali acquisite?

Dopo la parentesi di caregiver è stata fondamentale per superare la mentalità del lavoro come mero scambio di tempo per denaro, il quale poi vola via in consumi e tasse. E’ così che dev’essere il lavoro?

Inutile irrigidirsi sul “si è sempre fatto così”. Ovunque ormai si invoca una mentalità nuova.


5

L’avventura esalta perché di questo è fatta la vita

Fare un blog sull’Italia vuol dire viaggiare su un binario molto on the road. Quante volte ho vissuto situazioni di piacere e timore insieme, per non aver capito bene quel certo qualcosa, per paura di perdermi in posti piccoli e poco frequentati, e per colpa di situazioni impreviste sparse un po’ ovunque. Ho vissuto (e di certo vivrò ancora) momenti in cui avrei preferito starmene a casina tranquilla…

Ma poi anche se mi fermo, primo o poi scoppio tornare a muovermi sul territorio. Il lockdown è stato duro anche per me.

Mi adatto a dormire e viaggiare senza pretese, e sorprendentemente mi scopro meno emotiva e più affabile.

Mi sento a casa un po’ ovunque, non per niente prendere un mezzo è come prendere un pullman della rete della grande città Italia.

Amo le differenze che stimolano il nostro essere allontanandolo da stili di pensiero egocentrici e ci aprono di più al valore degli altri.

Se non è un cambiamento epocale questo… e io mi ci trovo proprio in mezzo!

CHI L’HA DETTO CHE IN ITALIA NON SI POSSA VIAGGIARE CON SPIRITO D’AVVENTURA?


6

Largo al lato utile dei social

Quando non c’era Facebook scrivevo lettere che mandavo ad amici di penna un po’ in tutto il mondo. Oggi io di Facebook non ne voglio più sapere, ma ammetto che i social sono una grande possibilità mai avuta prima per noi che vogliamo diffondere, conoscere, condividere, essere aggiornati.

Il darci una mano è la cosa più innovativa di questa nuova era, io stessa ho messo da parte i miei diplomi e sono cresciuta professionalmente grazie a professionisti autorevoli conosciuti in rete, spesso proprio grazie a qualche social.


7

…ma con riguardo alla privacy!!

Libertà, democrazia, diritto di ognuno all’accesso ma anche regolamentazione. Mi sono decisa ad applicare tutte le alternative del caso a quei giganti che in cambio di sistemi gratuiti ci spiano ovunque, per avidità di controllo.

Eccolo qui il lato oscuro del sistema web. E ormai informarsi è diventata una responsabilità individuale.

Io mi tengo aggiornata con Le Alternative .


8

Sì alle tecnologie ma solo come strumenti

Nonostante l’attrattiva delle intelligenze artificiali, io rimango ancorata alla manualità delle attività e delle arti. Non vorrei mai che nessun sistema provasse a rubarmi il mio pensiero.

Ma soprattutto per eseperienza sul campo, non vorrei essere io distratta da dimensioni vere. La tecnologia è limitante in questo senso. Ricordo bene che a Lecco fremevo per fotografare quelle meravigliose montagne, fino a quando mi sono accorta che le stesse in foto erano rimpicciolite. La tecnologia aiuta, ma dà pur sempre solo un’idea della realtà.

Sono quindi per un uso moderato e consapevole dell’intelligenza artificiale, per esempio per ricreare atmosfere che leggendo difficilmente si avvertirebbero. Tipo che sei al museo e guardi la ricostruzione di come si viveva nella preistoria.

O come quel salto da Caravaggio che feci io alla Reggia di Venaria .


9

Il lavoro è prima di tutto una risorsa

Che cosa vuol dire davvero lavoro?

Prima pensavo da “ingranaggio”: dover eseguire un compito in cambio di uno stipendio. Il mio pensiero era quindi orientato a me stessa, al mio benessere.

La parentesi da caregiver in casa è stata la svolta che mi ha fatto accorgere che esistono anche gli altri, non però unicamente come dovere.

TUTTO è lavoro importante, tanto quello che facciamo per mantenere la famiglia, come quello che nutre il nostro potenziale di persone e che costruisce una società.

Io credo che il cambiamento che stiamo vivendo ruoti più intorno all’idea stessa di lavoro, che non alle forme differenti che questo può assumere.

Se una volta era per i soldi che si lavorava, adesso non è più così. Non di solo pane vive l’uomo…


10

Armiamoci di valore contro il consumismo

Il passaggio “da una vita all’altra”, diciamo così, mi ha anche sensibilizzato sull’esigenza di non fare spese non necessarie, e lasciar andare quelle che in fondo sono solo abitudini acquisite, ma non fondamentali.

Per esempio non ho bisogno di automobile. Non ho preso il diploma per scelta di vita. Non è stato facile farlo capire a mia madre, ma oggi vedo che avevo ragione.

Loro il loro vivere lo eseguivano; io stavo zitta, ma intanto vedevo i danni collaterali. Purtroppo i danni moltiplicati diventano i danni di una nazione, e così oggi ci troviamo a fare i conti con quello che è stato seminato prima che noi arrivassimo.

(continua)


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Patrizia Zampieri

Adoro la musica, l'arte e la natura. Credo in Dio e nella vita. E come storydoer viaggio in cerca di progetti. Il mio sogno? Arrivare in Antartide. Ma con il cuore sempre qui.

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