Accogliendo l’idea del pastore di una chiesa di formare un gruppo per andare in visita ai cenacoli, i grandi affreschi che ritraggono l’Ultima Cena di Gesù con gli apostoli, mi son subito resa conto che dati gli orari poco estesi, probabilmente nessuno verrebbe.
Ma ci sono opere che si può non andare a vedere a Firenze??
Se dovessi accompagnare qualcuno in posti come questi, limiterei le nozioni all’essenziale, e mi lancerei a coinvolgerli sul SENSO DEL SACRO.
Se un gruppo si farà, non lo so; per intanto sono andata io a vedermeli tutti.
Cenacolo di SANTA APOLLONIA
Opera di Andrea del Castagno con data 1447, è parte del monastero femminile trecentesco più grande di Firenze, quello delle Benedettine di Santa Apollonia.
Guardiamolo da vicino
È una tavolata all’insegna della varietà: gente diversa ognuno con espressione propria.
Giovanni dorme, o forse è solo stanco. Ma di certo dorme sereno.
Gesù è vestito come gli altri, come si usava all’epoca. Le barbe sono di diversa lunghezza, quella di Gesù sta un po’ nel mezzo, né troppo lunga, né troppo corta.
Giuda non ha nome, e non ha aureola: “pesato sulla bilancia e trovato mancante” (Daniele 5:27) vuol dire ESCLUSO.
Ha chioma e barba nere, l’unico volto incorniciato di nero. Tale colore può anche essere interpretato come assenza di colore.
Spicca sugli altri, ma come una figura estranea.
Dietro ci sono quadri. Sopra c’è una casa.
Nessuno ha un libro sacro in mano e neppure davanti
Sembrano tutti tranquilli, ma le loro espressioni sono decise, mentre i colori sanno di ambiente chiuso, non è uno spazio di natura.
Muretti laterali, piani erbosi, sopra c’è un tetto, e oltre il tetto la Vita in Cristo, cominciando dalla Risurrezione a sinistra.
La luce è più evidente dal basso; consente allo sguardo di proiettarsi verso l’alto, dove c’è più luce, più spazio, e il colore è più libero.
Proviamo ora ad osservare la stessa scena da più lontano
Giuda è come una macchia nera, sopra di lui c’è un quadro tempesta con quelle che paiono le sagome di una belva che ringhia davanti a un serpente.
Immediatamente vicino a Giuda c’è Pietro in aspetto da frate consacrato; il suo esatto opposto.
Gesù è tranquillo; guarda Giovanni che dorme.
Da lontano si nota come
quel gruppetto al centro sia l’occhio del ciclone:
più vicini si è alla verità, più sì fronteggiano gli estremi; più lontani si è dalla verità, più tutto sembra più “quieto” (Simone a destra addirittura pare annoiato)…
Ognuno però è parte della stessa tavolata: lo provano le aureole e il nome scolpito “sul palmo delle mie mani” (Isaia 49:16), indice di una posizione non fisica ma spirituale.
Una visione all’insegna della differenza fra sì e no, fra chi è santo e chi non lo è.
Cenacolo del GHIRLANDAIO di Ognissanti
Dipinto da Domenico Ghirlandaio del 1480, il Cenacolo si scopre all’interno del chiostro della Chiesa di Ognissanti (dove è sepolto Sandro Botticelli).
Chiostro ricco di affreschi che segui senza sapere bene dove ti condurranno. Pare incredibile persino che non vi sia biglietto.
La cosa strabiliante qui è che Gesù guarda… NOI
Giovanni è sul suo petto come riposante, con uno sguardo molto disteso.
All’opposto Giuda con il pugno sul fianco, Gesù non lo guarda, non lo sfida: guarda NOI.
A fianco Pietro, con aspetto da frate e coltello.
A destra di Giuda, il triste, il severo, lo scocciato. Volti di uomini di ogni tempo.
Gesù risalta con più luce di tutti, ma non risalta solo perché è al centro (e quindi è logico che dev’essere Lui). La sua è una luce che brilla da DENTRO. Potrebbe anche star seduto in un angolo, che lo vedrebbero tutti lo stesso.
Gesù impatta, perché fu… uomo
C’è infatti chi non si cura di cercare Dio, eppure riconosce che Gesù fu il più grande rivoluzionario. Un primo passo per tornare a quel Dio che ebbe l’idea di mandare Gesù…
Dalla posizione di Giuda c’è uno scalino, gli apostoli sono seduti un po’ più in alto, come su una panca. Giuda è chiaramente fuori.
All’interno di un giardino rigoglioso, con limoni, aranci, papere, cipressi… natura che suggerisce un posto di quiete, lontano dal trafficare delle città moderne. Come un Eden, pieno di simboli.
Ai lati un colombo e un pavone sembrano guardare la scena; i colombi sono dappertutto, ma il pavone è più raro. Che cosa significherà? Di certo qualcosa di inconsueto, ma vero.
Si nota una certa fratellanza di colori, diversi sì, ma con un denominatore comune, nel senso che la differenza si vede, senza però un contrasto marcato (come in Santa Apollonia).
Ai lati piatti e anfore fanno pensare ad una locanda.
Dietro ogni opera di arte sacra c’è la firma velata del pittore, con la firma particolare del suo tempo.
I Cenacoli però sono sempre UN CASO A PARTE.
Non sono opere religiose ma qualcosa che comunica un messaggio UNICO.
NON sono come tutto il resto di affreschi, miracoli, e allegorie.
Gli apostoli riflettono i diversi stati d’animo con cui ci avviciniamo a Gesù
TRISTEZZA – per la sorte del giusto, per il mondo in declino.
RIGORE MORALE – A sinistra uno punta il dito!
NOIA o APATIA – Dài che ci sta che uno si annoi… in un mondo noioso.
PAURA – “son forse io [quello che ti tradirà]?” (Matteo 26:22).
C’è chi si preoccupa di cuore. E c’è chi cerca forza nella propria poca forza.
In soldoni, un gran CONTRARIO di quello che ci si aspetterebbe quando si parla di spiritualità.
Più facile immaginare la perfetta letizia. Ma così la vita non sarebbe solo esistenza?
Pietro sembra dire “fatti sotto”
Pietro è quello che ha tagliato l’orecchio al soldato, e che per paura ha rinnegato Gesù; eppure è lui quello a cui Gesù dice “su questa pietra edificherò la mia chiesa” (Matteo 16:18).
La tristezza evidente di quello di destra è enfasi sul dolore che sta per aver luogo.
Al contrario, Gesù è serenissimo (segno che Dio è CON Lui, è certezza di appartenenza, chiarezza di identità)
Quello che sembra ammonire ha le dita bene-dicenti, ma con uno sguardo di monito (di nuovo) rivolto a NOI.
Tutti ci dicono qualcosa appunto di noi, ok nessuno è perfetto, è giusto aver tutti differenti personalità.
Ma compatti e uniti si può esserlo solo a cena con Gesù (Apocalisse 3:20).
Cenacolo di SANTA CROCE
Per la precisione sono due: il primo è un
affresco di TADDEO GADDI, allievo di Cimabue, datato intorno al 1350
Cimabue fu un innovatore: il primo a dipingere il Cristo in croce sofferente.
La croce qui è come albero della vita.
Giuda è fisicamente più piccolo, è la tavolata a monopolizzare lo spazio, la bellezza vince sul difetto.
Sotto l’affresco una tavola con coperta azzurra vuota; è solo un ripiano utilizzato per eventi, ma visto in combinazione con l’affresco, suggerisce l’idea di qualcosa che ieri c’era e oggi non più.
Mi faccio una domanda che attende ancora risposta:
perché l’Ultima Cena è così tanto dipinta?
Lo stile antico è ormai lontanissimo dai nostri parametri, tutto è tremendamente statico, e occorre un certo sforzo di attenzione per trovare un qualche senso di coinvolgimento…
Il secondo non è una stanza ma una
tela di GIORGIO VASARI, datata fra il 1546 e 1547
conservata nel Museo di Santa Croce (e molto più vicina ai miei parametri di apprendimento).
Vasari è del Rinascimento, e allora un pittore lavorava alle corti dei nobili, per cui
sembra di essere in una villa e le pose sanno di morbido artistico
Al contrario di Santa Apollonia, qui solo Gesù ha un’aureola con riflesso di croce illuminata, e la celebre scritta “Fate questo in memoria di me” (Luca 22:19).
Pietro è di nuovo raffigurato con in mano un coltello, e Gesù ha la mano benedicente verso di lui, non lo guarda, non lo ammonisce.
Lui guarda Giovanni, una scena dolcissima…
Giovanni che riposa al sicuro a fianco del suo Signore, senza far minimo caso ad una tavola bella imbandita con carne e pane ripieno.
Tutti indossano sandali, hanno volti sempre molto versatili, capelli di ogni lunghezza e colore, lontani secoli luce dallo stile trecentesco che li voleva tutti più simili fra loro, seduti ad una tavola molto più parca.
Ai lati gli apostoli formano due gruppi; gli indici, le mani, le pose, gli sguardi non li dividono, ma fanno invece pensare ad un coinvolgimento di tutti nello STESSO insieme (anche se due parlano per conto loro, danno comunque la sensazione che siano sempre un tutt’uno con il gruppo).
Giuda qui è più INVISIBILE
Lo si riconosce dalla borsa, non dalla posizione.
Con gli apostoli che riempiono gli spazi ai lati, le stoviglie a destra e un commensale a sinistra, in teoria Giuda potrebbe fare parte della tavolata…
Tuttavia è l’unico che non parla con nessuno.
Curioso ancor di più come è stato dipinto nel
Cenacolo del FULIGNO
Questa è l’Ultima Cena del Perugino, il “divin pittore” che mise su bottega a Firenze considerandola sua seconda patria. Risale al 1490.
Al contrario delle precedenti, i volti sono meno differenti l’uno dall’altro, ed è tutto
un insieme di GRAZIA e armonia che preannuncia Raffaello
Siedono da sinistra nell’ordine: Iacopo, Filippo, Iacopo, Andrea, Pietro, Gesù, Giovanni, Bartolomeo, Matteo, Tommaso, Simone, Taddeo.
Il Iacopo di sinistra sembra gemello di Gesù.
È il più bel Giovanni delle pitture che ho visto.
Pietro ha il solito coltello ma con i piedi danzanti.
A sinistra i più anziani: Filippo e Andrea, sembrano i più dolenti, mentre i giovani hanno espressioni più distese.
Quelle di Iacopo e Andrea convergono, il giovane incoraggia l’anziano, con speranza più viva.
Sullo sfondo si vede Gesù che prega fra un angelo e tre apostoli dormienti, a metà fra il guardare in alto e rimanere nel basso, ponte fra l’umana fiacchezza e l’impossibile che Dio trasforma.
Gesù è sia dentro che fuori, e si avverte che non è un quadro all’interno del dipinto, ma una finestra sulla natura sconfinata.
Il dentro ha l’aspetto di palazzo con molte colonne, più simile a un gazebo che a uno spazio chiuso.
Giuda guarda NOI come per dire: “che ci faccio qui…?”
Giuda non si può dire sia invisibile, ma è soltanto 1 in più.
Non come in Santa Apollonia dove guarda Gesù come se ascoltasse, o come nel Ghirlandaio dove addirittura ha i pugni sui fianchi, come se volesse “farsi vedere”…
Questo era un convento di francescane legate alla Beata Angelina da Foligno, fra le quali c’erano anche consorelle nobili, per cui era stato chiamato convento delle contesse.
In seguito si trasferirono, e l’edificio diventò seminario, poi conservatorio per ragazze e orfane.
Un mondo di donne.
Salta quindi all’occhio il canone femminile di bellezza che primeggia qui:
verrebbe da dire che a questa tavola sedettero, sì, uomini, ma nel senso di PERSONE.
E le persone sono uomini E donne, indipendentemente dai costumi delle epoche.
Se così fosse, sarebbe un azzardo artistico, ma in totale simbiosi con un Gesù che parla alle donne, e anche questa fu un’assoluta novità per l’epoca in cui visse.
Facciamo però attenzione-attenzione-attenzione(!!) a non cadere in canoni moderni spesso privi di filtri di conoscenza di Dio e delle Scritture!
Potremmo aver letto tutto e ragionato molto, ma non avere i sensi sviluppati a captare certe sfumature proprie di altezze e profondità dello Spirito.
Chissà che la scelta della bellezza con canoni femminili non voglia sottolineare la parte più legata al cuore di quegli uomini che furono TESTIMONI di Cristo?
Cenacolo di ANDREA DEL SARTO
Chiamato dal Vasari “pittore senza errori”, Andrea del Sarto si ispirò per quest’opera al Cenacolo di Leonardo, ultimamdola nel 1526.
Colpiscono immediatamente le
espressioni drammatiche, molto concitate, che imprimono al tutto un gran MOVIMENTO
enfatizzato dalle pieghe dei vestiti. Nel mantello dell’ultimo a destra si vede addirittura un riflesso di luce.
Nessuno è tranquillo, nessuno riposa, ognuno reagisce secondo il proprio impeto.
Solo Gesù mantiene la calma.
Ma ha appena detto la frase fatale “Uno di voi mi tradirà” (Giovanni 13:21).
Giuda (quello a sinistra) sembra darsi la colpa, ma è una finta…
Giovanni non dorme, è smarrito.
Tre apostoli sono in piedi, gli anziani più contenuti.
L’interno sembra una casa, con sopra due servitori, ai dodici si aggiungono testimoni (come nel CENACOLO interattivo DI UDINE).
In tavola solo pane: le persone dominano una scena VIVA.
infine…
per INFORMAZIONI generali ecco uno dei siti dedicati
a questi e altri CENACOLI di Firenze