*
Le luci si spengono, gli attrezzi si ricompongono, i cancelli si chiudono. 2000 visitatori in due Giornate FAI, un privilegio per un posticino in disparte lungo una via periferica. Oltre il cancello, un giardino scarno, e a tutta dritta pochi scalini ci introducono in un lungo corridoio, sembra quasi di entrare in un’altra dimensione. Un tempo qui vivevano dei monaci. Oggi è dichiarato museo, e custodisce in silenzio dipinti di grande valore.
* *
E’ la storia fiorentina di un uomo, di un fatto, e della fondazione di un monastero. Siamo in un punto temporale intorno all’anno 1000, e quel venerdì santo sulla lunga scalinata di San Miniato, Giovanni cambiò la vendetta di un fratello ucciso con la conversione. Volle unirsi al convento della bella chiesa dei nobili, ma fu costretto ad aprire gli occhi sulla santità solo apparente di quel luogo. Preferì allora rifugiarsi in un bosco, dando origine ad un ordine che divenne ricco curando gli umili. Disciplina della pace era il loro motto, e niente lavori manuali. Non tutto però fu in salita, e ad un certo punto arrivò anche la decadenza, fino alla soppressione degli ordini religiosi.
* * *
Ma questo quando Giovanni ormai non c’era più. L’ultima parte del corridoio suggerisce un momento di silenzio per ricordarlo. Vi sono conservati resti di quello che avrebbe dovuto essere il suo monumento funebre, un lavoro eccellente ma assoggettato a fatali disaccordi, per cui i lavori vennero interrotti e le pietre abbandonate in mani diverse. Eppure quando si trattava di ricordare qualcuno si pensava davvero in grande… erano d’uso figure a grandezza naturale, e un basamento con scene della vita del defunto. Fatti tinti d’assoluto: un assalto di soldati… una liberazione dal demonio…
* * * *
Rientriamo nella vita quotidiana di allora. Ecco la cucina, dove lavoravano i conversi, addetti ai lavori manuali che ai monaci era proibito svolgere. L’imponente camino è ciò che resta, la nostra immaginazione vi aggiunga legna e un enorme pentolone… cerchiamo di captare l’atmosfera, aiutati dall’effetto visivo di qualche dipinto di rilievo. Per esempio il Noli me Tangere, che raffigura Cristo e la Maddalena con sembianze di reali contadini. E con le opere di una fanciulla entrata adolescente in convento, che dipingeva corpi di santi uomini con tratti femminei… per non conoscer uomo. Ma guai a sottovalutare la potenza della fede autentica. Plautilla è oggi considerata una virtuosa. Cominciò da autodidatta, con azioni semplici: imitando, osservando…
* * * * *
Il lavabo è una vasca in pietra serena grigia, tipica di questi luoghi. Non secondaria l’azione per cui fu costruito. Certo, ci si doveva lavare le mani prima di mangiare per ovvie ragioni igieniche, ma anche per ricordare il bisogno di ognuno di purificarsi. Nemmeno il refettorio era luogo di solo pane, ma anche per stare insieme. E si mangiava in silenzio, mentre un fratello leggeva le Scritture. Seduti in tavolate sistemate lungo le mura in modo che ognuno si vedesse… e avesse sempre davanti il Signore.
* * * * * *
Ci siamo, eccoci davanti all’Ultima Cena. Chissà quante ne esistono lungo lo stivale… Ma questo è firmato dalla mano del pittore “senza errori”, e rivela un talento singolare, e un connubio di rapidità e sicurezza acquisite grazie a una sana voglia di sperimentare e di osservare i grandi suoi contemporanei. Andrea del Sarto, questo era il suo nome d’arte, ricercò la novità nel disegno, senza però mai cadere nella spregiudicatezza. Avviciniamoci e facciamo un respiro. Non è una scena dipinta soltanto per essere ammirata.
* * * * * * *
Un impressionante gioco di luci ed ombre che si armonizzano con la luce naturale; sembra viva. Una tovaglia bianca su una tavola scarna, con Gesù al centro. Giuda, il traditore, a sinistra; Gesù gli volta le spalle, intento a rassicurare Giovanni (a destra). Un cielo al tramonto, il tramonto di un mondo in pericolo. Due servitori in alto che osservano, come intitolati ad un destino comune, pur restando in disparte. Un gran gioco di colori e chiaroscuri, per mettere in risalto gli stati d’animo ed il movimento dell’insieme. Che succede? Parole gelide: “Uno di voi mi tradirà”.
L’affresco venne realizzato nel 1527 dopo un lavoro di oltre 60 giornate. Morto Andrea del Sarto di peste, Firenze subì un assedio che comportò la distruzione di molti edifici.
Si è scritto che fu tanta bellezza a convincere quelle menti di risparmiare gran parte del monastero…