Esco di rado in estate, specie in una Firenze da allerta rossa, ma giorni fa, recandomi in comune per una pratica, ho letto in bacheca l’annuncio di questo evento al Cenacolo di Sant’Apollonia.
Che cosa sarà mai un Grande Adagio Popolare?
Non saprei; ma è bastato il luogo ospitante a formalizzare la prenotazione. Sono i posti meno battuti quelli che riservano le sorprese più grosse.
E così mercoledì sera mi sono ritrovata spettatrice di un evento insolito ma che ha rinforzato la curiosità di lanciarmi oltre il blogging e provare il teatro.
Dopo la ricostruzione dell’itinerario Cenacoli di Firenze, ritorno così al primo della lista. Sant’Apollonia era quello che mi aveva inquietato di più.
Ora invece lo stesso è rimasto a fare da cornice al fondo, mentre gli occhi si andavano a fissare sulla danza DEI gesti, e l’attenzione si spostava sull’arte animata.
Cinque i protagonisti: due uomini e tre donne. Niente welcome, appena chiuse le porte han cominciato subito.
Tema: incontro.
Lo inizia Virgilio Sieni, prima con una donna, poi con un uomo.
A un certo punto torna in disparte e si alzano le altre due ragazze.
I quattro si intrecciano di gesti accennati come una carezza, o un appoggiarsi all’altro, o un allargare le braccia per accogliere.
Poi le ragazze si allontanano e la coppia rimane sola ad interagire. Lui e lei, entrambi disabili.
Lei abbozza un sorriso. Il pizzicare del violino (unica voce) inizia stavolta a fare un po’ di musica. È come lo sbocciare di un fiore che si accorge del sole.
Quale disabilità impedisce la capacità d’espressione? In questo insieme poi c’è da dire che si nota appena… Tutti noi in qualche misura possiamo o non possiamo fare dei gesti.
Tanti avvicinamenti di mani che frenano un poco prima di toccarsi indicano che
l’incontro non è un prendere ma un ANDARE VERSO L’ALTRO
L’altro è appunto un altro, che risponderà in altro modo, ma non per forza male…
L’incontro uomo – donna consente di prendersi anche per mano, è qualcosa di sciolto.
Nell’incontro uomo – uomo c’è più confronto. E questi sono due uomini diversi, uno cammina e l’altro no. Ma si somigliano, potrebbero essere fratelli.
In un Cenacolo la parola fratelli è di casa. Oltre la diversità di aspetto e caratteri, si è fratelli nello spirito, in quanto creature dello stesso Dio…
Alla fine si ritrovano tutti e cinque insieme allineati. Come vorremmo ritrovarci anche noi, fianco a fianco, uniti per davvero in tutte le nostre situazioni.
Non si esce senza sentire l’eco del Gran Lavoro di Andrea del Castagno del ‘400, con i protagonisti del Grande Incontro risalente a mille più mille anni prima.
Come poter dormire sereni come Giovanni? Come raggiungere quello di cui abbiamo primario bisogno?
Bello esser stata l’unica in un angolo ad aspettare che aprissero, mentre entrava tanta gente e altrettanti si salutavano fra loro. E’ stato persino allestito un angolo rinfresco per bere acqua, così da poter chiacchierare.
Prenotazione obbligatoria per forza di spazio limitato.
Invito allo spegnimento telefoni per evitare overbooking di riprese che avrebbero certamente disturbato il silenzio doveroso.
Volava una mosca, ma per il resto non s’è sentito neanche uno schiarire di voce.
Alla fine applausi sonori, ampiamente meritati.
Concluderei dicendo che ho percepito molto senso del quotidiano. Leggo infatti nella locandina che l’intenzione era quella di restituire il senso civile della comunità che collabora, coopera, si sostiene e accoglie.
Non è stato il mondo ad incontrarsi in Cenacolo, ma due persone.
Non era un incontro simbolo, ma qualcosa di più semplice e spontaneo, alla portata della buona volontà di tutti.