Ferrara, altro splendore d’Italia… sapete, la città dei Finzi-Contini, quel romanzo di Giorgio Bassani portato al cinema da Vittorio De Sica…
Immaginavo già che potesse essere una cittadina di rilievo storico. Non sapevo però che fosse stata una delle grandi culle del Rinascimento, capace di attrarre artisti da ogni dove, e legata ad altrettanti nomi di rilievo come Ludovico Ariosto e Michelangelo Antonioni.
Qualcosa nell’atmosfera di Ferrara mi porta a pensare che sia uno di quei posti dove si vive bene
Modena per esempio mi trasmette più fermento musicale. Immagino che Imola mi farà rivivere i tempi in cui tifavo per la Formula 1; e sono sicura che Parma mi parlerà di Verdi.
Seguo da subito le architetture dolci dei palazzi e porticati del centro medievale.
Ma arrivata in piazza è il Castello a catturarmi, uno dei pochi che si presenta proprio come spesso viene immaginato nelle saghe, ovvero con il fossato d’acqua intorno.
E poi…
…dato che di ogni posto metto in conto di vedere una cosa per volta (così da lasciar che fioriscano motivi per ritornare!), questa storia di oggi, che parla di bei ritratti e dei vestiti di una volta, inizia in un palazzo a sua volta… “vestito”.
Immaginate non una finestra, non un portone, bensì
TUTTE le mura esterne, una per una, in completo bianco… che oltretutto splende grazie al sole!!
Con un elemento architettonico che richiama le spigolature di una pietra preziosa.
Non avevo mai visto niente di simile… L’interno, in confronto, si potrebbe definire semplicemente normale.
Il suo nome è Palazzo dei Diamanti e oggi ospita una mostra che vado a vedere, dedicata a un suo illustre ritrattista.
Avevo già passeggiato fra i ritratti di Giovanni Boldini alla Reggia di Venaria
Qui aggiungo alla memoria nuovi capolavori, stavolta in passerella con un po’ di storia della moda e della sua diffusione nella Parigi della Belle Époque.
Boldini infatti nacque a Ferrara, ma passò gran parte della sua vita e dei suoi affari proprio nella capitale francese.
E fu proprio quel periodo, fra la seconda metà dell’800 e lo scoppio della prima guerra mondiale, in cui la moda prese campo, di pari passo con la letteratura e l’arte, diventando distintivo del sé, esponendosi quindi un po’ a tutte le interpretazioni.
Una moda sontuosa, ma lontana ormai dalla mentalità moderna
Non è solo che non si usa più vestirsi così: è che quello che vedo a me paiono abiti piccoli, fin troppo semplici, tutto sommato neanche poi tanto belli.
E’ una moda che ha concluso il suo tempo, con tutti gli usi di un vestire ormai non più condiviso. Proviamo a pensare ai migliori stilisti di oggi, alle foto di regine in abito da sera, quel tipo di disegno io lo sento in qualche modo più vicino.
Vero è che oggi la moda viene presentata in modo più freddo e diretto, basta guardare i manichini (a volte senza volto) di tante vetrine.
Al contrario,
le donne di Boldini avevano espressione di vere signore, con personalità PRECISE
donne sul serio. Un concetto che non risente di mode, e che riesco bene ad afferrare. Al punto da volerlo prendere a modello.
Era il tempo di una moda che doveva coprire assolutamente tutto (!) ma esaltare le forme.
Le donne erano stregate da Boldini, e si capisce perché. Non tralasciava nulla al caso, scegliendo tutto nei minimi dettagli: la posa, il vestito… e quel difficile nero elegante.
Le ritraeva regalando loro fama.
Se poi erano per lui il massimo, diventavano “le divine”. Tutt’intorno altri producevano, descrivevano, immaginavano…
Boldini lavorava talmente bene da suscitare le gelosie di mariti che arrivavano anche a rifiutare i lavori, considerati troppo disinibiti. Forse non avevano poi tutti i torti, in quei ritratti di tutto veniva fuori.
Potevano essere tracce di vanità celata nel contesto sociale di un vivere soltanto mondano, tanto assurdo oggi quanto comune in quell’epoca.
Poteva essere una vita piena di sé, alla ricerca di costante ammirazione.
Ma poteva (spesso) essere
la vera bellezza di una femminilità NON modesta, qualcosa di vitale, unico e irripetibile
La moda è cambiata di pari passo con il modo di vivere.
Più che ornamento della persona, è in corso una moda pratica in risposta all’esigenza veloce, che non prevede più passeggiate tranquille
ma un comeviene-viene di possibili incontri nel corso di ordinarie faccende.
E’ quello che mi ispirano certe signore al parco, della cui conversazione sento solo i suoni, al punto che le prendo per russe. Ma si salutano in troppe per non essere dame del posto.
Ripenso alle meraviglie di Boldini e concludo che bisognerebbe recuperare qualcosa. Magari un senso di maggiore cura, che rifiuti lo sfarzo esagerato, ma che allo stesso tempo si allontani dal prodotto di certe riviste di oggi, un miscuglio di foto strane con pezzi e colori combinati a casaccio.
In quei ritratti c’è qualcosa che non è la bellezza in sé, ma un’armonia di elementi che proiettano tutti insieme la bellezza, sia visiva che profonda.
Accetto che i tempi cambino, ma dobbiamo proprio perderci?
Confermo che non si contano, difatti qui sono già tornata; questa volta al Castello Estense.
Aspetto di poter ammirare nel totale la facciata del Duomo, che ho trovato di nuovo coperta a causa dei restauri post terremoto. La casa dell’Ariosto potrebbe essere occasione di incontro con un’amica del posto e allo stesso tempo un’opportunità di rispolverare un classico.
E ancora: il Museo dell’Ebraismo. E forse finirei col tentare di trovare anch’io il famoso Giardino.