Perfumum è la molla che fa scattare la curiosità; di per sé è solo una saletta, ma per raggiungerla bisogna salire fino al secondo piano e “incontrare” le fragranze appositamente concepite per Palazzo Madama, un tempo palazzo di potere, e oggi sede del museo civico di Torino. L’idea già da sola esprime un certo dinamismo. Per la prima volta mi accingo a visitare anche con il naso.
Preso il biglietto, l’inserviente mi istruisce su dove cercare i diffusori, e soprattutto mi compiaccio di scoprire che ho accesso anche alle altre mostre in corso. La mia idea di percorso si vede così arricchita, essendo il concetto di profumo legabile tanto all’immaginario della vita di palazzo come anche ad argomenti di moda.
Invece la prima sala di accesso è quella dei palchi cinquecenteschi dei cori in chiesa, ambiente che mi sorprende con la melodia soave di un canto gregoriano inebriato di un delicatissimo profumo… Il vero senso di Dio è difatti fragranza, e se alla fine dovessi indicare la mia preferita sceglierei proprio questa.

Nelle stanze pluridecorate del piano primo, fra cui il salone delle feste (dove si tengono le conferenze), mi accorgo dei pannelli della mostra Doppio Sogno, opere singole che si aggiungono agli arredi già esistenti.
Ammiro quelle che si presentano come la fotografia di vetrate con lacrime di pioggia, mentre proseguo attenta a captare il più piccolo accenno di fragranza nell’aria.
Ma non avverto più di tanto; e meno che mai nello spazio dedicato a Gianfranco Ferré, di cui non mi è piaciuto purtroppo niente, né i disegni né l’allestimento “in gabbia” di gioielli e capi d’abbigliamento.

Salgo infine al piano secondo, e subito mi accorgo di una brezza gentile, tipo fiore d’arancio misto a limone, ma con una punta di dolce. Faccio un piccolo girotondo, respirando sotto un lampadario di Murano, accanto a teche contenenti vetri e strumenti vari. Noto subito i tratti floreali, che pochi secondi dopo si fanno più intensi, persino un po’ troppo…
Curiosamente nella sala dei profumi non se ne sente alcuno. Ma questo è uno spazio espositivo, c’è altro: al cuore di me donna colpisce il carattere di lusso della cura del corpo.
Il profumo, spogliato di meri propositi commerciali, diventa completezza della vestizione, aroma per tabacco, il segno di una moda che non vuole passare per cosa frivola.
A giro concluso, altra gradita sorpresa: la piccola mostra offre un seguito di incontri tematici con degustazione.
La visita è terminata, ma non il respiro: nel tornare indietro infatti mi frena un’onda di barocco, con delicatezza di rosa e cuoio insieme. Che viene sostituito dall’odore di mattone della scala a chiocciola dalla quale mi accingo a scendere.
Tornando di sotto, in mezzo alle ceramiche ed alle sculture dell’epoca romana, eccomi invadere da una combinazione di incenso, pino e mirto, molto gradevole e niente affatto pungente. Un profumo che non avevo notato all’entrata, e che ora vuole accompagnarmi fino alle tre sale successive.
Non ho fatto in tempo a provare la merenda reale in caffetteria per questione di orario, ma non importa. Quello che ci viene offerto da questi ambienti è più che soddisfacente, e raccomanderei di non sottovalutarlo.
Il massimo di un profumo è proprio quando stravolge in meglio le tue aspettative.
