Alberobello antico e più recente: un trullo accanto alla Basilica
Puglia

FRA I TRULLI DI ALBEROBELLO COME FRA GLI HOBBIT

Piccola premessa: a dire il vero, quando ho detto che per vedere i trulli volevo venire qui, mi hanno consigliato di preferire Locorotondo, meno “infastidito” da negozietti di souvenir.

Va bene, ho pensato… però a Locorotondo i trulli sono verso la campagna, ed essendo io appiedata avrei più difficoltà a vederli.

Invece

Alberobello è noto come CITTÀ dei trulli

con le costruzioni quindi non sparse in un paesaggio, bensì una di fianco all’altra, come fossero tante piccole villette.

Quando poi, alla richiesta di un secondo parere, mi è stato risposto di andarle a vedere entrambe, sono ritornata sui miei passi. Con Locorotondo sarà per un’altra volta.

E venne il giorno.

Superato il controllo biglietti sul bus di Trenitalia dietro la stazione di Bari centrale (punto di arrivi e partenze anche per i Flixbus) fisso lo sguardo sul finestrino, aspettando quello che prima o poi spunterà.

Addirittura mi è sembrato che il mezzo non si sia fermato proprio a tutte le stazioni indicate (?)… o forse sapevano già che andavamo tutti quanti solo ad Alberobello?

una via nel borgo antico di Alberobello 1

Che bel nome Alberobello, semplice e grazioso… mi fa lo stesso effetto della romagnola Brisighella.

Il punto di discesa è la stazioncina ferroviaria, dove cerco per prima cosa… la situazione ideale per la visitatrice di passaggio: un bel punto informazioni con pronta una bella mappa!

Ma il punto informazioni non c’è, e con esso niente mappa. Al massimo trovo qualcosa di sbiadito da anni di abbandono (e questo purtroppo lo riscontrerò anche in altre zone).

Tuttavia la segnaletica è sufficiente per arrivare a destinazione.

Non vorrei sembrare di aspettative (come dire?) troppo fini; ma per chi viene da fuori potersi orientare facilmente è fuori discussione, quello sì…

cerchiamo di orientarci un po' fra i trulli di Alberobello

Per chi viaggia poi è proprio un’arte che si affina col tempo.

Certi timori ingannano, è impossibile perdersi in un posto piccolo

Le strade principali sono poche e collegano tutte col centro.

Certo c’è zona e zona; a Busseto lo scorso dicembre m’inventai il sistema “filo d’Arianna”, quello cioè di segnarmi dettagli del tragitto d’andata su un fogliettino di carta, per ritrovare la strada al ritorno.

Perché quando cala il sole arriva la nebbia, e la città di Verdi diventa ghosttown… e per chi aspetta un treno o un pullman può dare ansia, e l’ansia farti dire “ma perché mai dovevo venire in ‘sto paesino in mezzo alla campagna?”.

Dopo le sensazioni maturate in quello stop forzato che mi successe a Fidenza la mia posizione oramai è la seguente:

la nostra sola fama fra gli stranieri dovrebbe spronarci a curiosare di più fra questi paesini minuscoli.

Avventurarsi a conoscere da soli una località del tutto nuova in qualsiasi periodo dell’anno, è perciò un motivo sempre valido oltre che nobile.

in giro per il borgo antico di Alberobello

Ma riprendiamo ora il filo del racconto, che comincia subito con piccole stramberie da far venire le gote rosse.

Mi ero figurata Alberobello come una città TUTTA di trulli

e mi aspettavo quindi di entrarci col pullman…

Eh, ai tempi del conte Giangirolamo II Acquaviva d’Aragona forse sì, ma trovandomi a vivere i nostri giorni non potevo che trovare tracce di uno sviluppo più moderno, fra cui la stazioncina sopracitata.

Scherzi di emozioni che comunque sia non vanno mai sottovalutate, perché tanto ci sono e si presentano, fino a che si superano, perché viaggiare rende più flessibili e meno emotivi.

L’Alberobello Patrimonio Unesco è quindi una ZONA del borgo antico, raggiungibile tranquillamente a piedi.

I primissimi trulli sbucano fra una palazzina e l’altra, ma quando arrivo nella piazza centrale scorgo subito a sinistra il panorama completo.

I trulli di Alberobello tutti insieme da lontano

Che cosa ho provato davanti a quel quadretto? Un senso di

GRAZIOSO vederli da lontano così piccolini coi loro conetti spuntare uno a fianco all’altro

Avvicinandosi si ingrandiscono un po’, abbastanza da consentirti di entrare senza doverti abbassare.

Sono un po’ come le casette degli hobbit della Nuova Zelanda, ma con origini e storia assai diversi.

Il termine trullo viene dal greco antico e significa cupola.

I trulli servivano da ricovero e abitazione dei contadini

e vennero costruiti in questa zona all’epoca in cui il feudatario, conte Acquaviva di Conversano, vi fece trasferire delle famiglie, ma volle che le costruzioni fossero fatte in modo da poter essere facilmente smantellate in caso di ispezioni del Regno di Napoli, onde evitare tasse.

Quelli di Alberobello sono più di 1500 e si concentrano principalmente nei due rioni del borgo antico.

Il primo è Rione Monti (quello dove ho passeggiato io) con negozi e persino la chiesa delle foto in alto, dedicata a Sant’Antonio da Padova.

Il secondo è Rione Aia Piccola, composto perlopiù da abitazioni private, dove quindi si può osservare meglio la quotidianità del luogo.

C’è anche Casa Pezzolla, un polo museale composto da una quindicina di trulli comunicanti fra loro.

Completa la lista il Trullo Sovrano (nella foto sotto), l’unico a due piani, e visitabile.

Il Trullo Sovrano visitabile a due piani di Alberobello

Mi fermo un attimo per godermi quel

panorama UNICO in Italia, poetico ma d’impatto

Ti fa tornare alle sensazioni più dirette, a quelle semplicità che suscitano emozioni trasparenti, ben più forti del preteso potere inifinito della tecnologia.

Fra il virtuale e l’essere fisicamente in loco c’è e ci sarà sempre un’ENORMITÀ di differenza, ma solo chi viaggia se ne accorge davvero.

turisti ad Alberobello

Trovo una piazza antistante con punti di ristoro e negozi, poi entro nel rione dei trulli, il Monti, tutto pedonale e con mura bianchissime (qua lo smog non esiste proprio).

Alcuni di quei tettucci dolci portano dei segni, e una signora mi spiegherà che sono come dei talismani per tenere lontane le negatività, ognuno simbolo della propria diversa provenienza.

Ci sono negozi di souvenir, com’è logico, ma anche tanto artigianato (tessuti, intagli su legno, enogastronomia), un ristorante e

persino bed & breakfast, andando così ad arricchire l’offerta davvero ORIGINALE del nostro paese

dopo castelli, appartamenti e dimore storiche.

Non ce lo vedo però un taxi passare fra queste stradine…

Io per esempio, se invece di un’escursione avessi deciso di fermarmi una notte, avrei riempito solo uno zaino e lasciato il valigione al deposito bagagli della stazione di Bari.

Meglio non presentarsi troppo carichi, troppo peso farebbe un rumoraccio irrispettoso.

La quiete del posto è parte attiva del contesto; qui non si gira in tacchi

Però è vero anche che chi ospita dovrebbe essere disposto a tenderti un po’ la mano, no?

E qui mi sento di fare una critica, segnalando due episodi in cui ho percepito al contrario una certa distanza.

Nel primo sbuca un gatto da dentro un negozio, e diventa all’istante (figurarsi se no!) il catalizzatore delle attenzioni.

Una ragazza straniera, prima di toccarlo, chiede permesso alla ragazza di dentro, immaginando che sia il suo.

La risposta è stata “accarezzarlo sì, prenderlo in braccio no” ma in tono un po’ secco.

Poco più in là entro in un trullo dove c’è scritto che si può assistere alla costruzione in diretta di modellini.

L’artigiano è lì, a impastare il collante e mettere un mattoncino sopra l’altro. Ma lo fa

a testa bassa, come se invece che in un negozio aperto, si fosse trovato in una bottega al chiuso

Si argomenterà che è questione di carattere, e va bene. Ma se ci si mette nei panni di chi entra a vedere, c’è un risvolto poco simpatico. Mi spiego meglio.

Mi ricordo a fine anni ’90 ero alla Disneyland di Parigi come commessa nel negozio dell’hotel Santa Fe’. Un giorno mi hanno assegnato a fare collanine, e io collanine ho fatto.

Quello che però non facevo, e che giustamente mi fecero notare, era che quando la gente si avvicina, un cenno di saluto sarebbe gradito.

Una sottigliezza importante, perché il turismo è fatto di ATMOSFERE… sarà questo all’origine del fastidio dei troppi negozietti di souvenir che avevo citato all’inizio?

Forse, più che ai negozi fisici, ci si riferiva all’ambiente intorno a quegli stessi negozietti?

Molto probabile.

Lascio Alberobello niente affatto delusa, ma con questo retrogusto amaro di un approccio che andrebbe rivisto.

Me ne vado con la sensazione di due mondi che potrebbero avvicinarsi molto meglio

e temo che il problema alla radice della gestione del turismo in Italia sia una questione a monte di mentalità.

Io ho sempre viaggiato con occhi miei, non mi sono mai accorta di quello che fanno tutti, perché per me di opportunità della vita si tratta, e non di luna park.

I trulli comunicanti di Alberobello

Finché i trulli esisteranno (o i Sassi, ecc)

i turisti arriveranno… SÌ, MA… compreranno? Investiranno?

NO, se ci troveranno qualcosa solo da vedere e non da vivere.

Nel turismo le differenze sono all’ordine del giorno, e se chi apre le porte di casa non si preoccupa di mettere a suo agio l’ospite, rimanendo appunto “zitti e a testa bassa”, è come consentirgli di guardare qualcosa di bello ma senza renderli partecipi.

E non è giusto, se è vero che quello che abbiamo è patrimonio dell’umanità ancor PRIMA che lo decida l’Unesco.

Far sentire la vita del posto non vuol dire far violenza a un carattere (se è per questo, nemmeno io sono un’estroversa).

Ma questo è un mondo dove non esistiamo solo noi con il nostro carattere, ed è perciò responsabilità anche NOSTRA costruire ponti di comunicazione.

In questo caso, dalla magica Puglia verso il mondo intero,



mappa di Alberobello nella piazza centrale della città

Patrizia Zampieri

Adoro la musica, l'arte e la natura. Credo in Dio e nella vita. E come storydoer viaggio in cerca di progetti. Il mio sogno? Arrivare in Antartide. Ma con il cuore sempre qui.

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2 commenti

  1. Ciao Patrizia come sai sono pugliese e abito a pochi chilometri da Alberobello. Mi rende triste leggere ciò che giustamente sottolinei ma che permettimi di dire non fa certo parte del carattere della gente del posto. Penso e dico da tempo che quel fenomeno definito overtourism stia rovinando ogni parte del mondo e anche se da più parti si invoca un turismo consapevole si è ben lontani da tale formula…
    E spesso ho notato anch’io fastidio nell’accogliere i turisti che sia ben chiaro non è mai giustificato ma è spesso suscitato dall’invasione non sempre pacifica che questi piccoli borghi si trovano ad affrontare. Ma naturalmente sono daccordo che si deve fare buon viso a cattivo gioco perché lo scopo di un negozietto è quello di vendere e di far portare via un pezzetto di territorio a chi torna a casa: farlo con una spiegazione e un sorriso aiuta e lascia un ricordo migliore.

    1. Abbiamo tutti sotto gli occhi gli effetti del turismo di superficie, che alla lunga produce danni e malcontento… Quindi ti ringrazio per chiarire, altrimenti avrei continuato a pensare triste invece di solare. Come ritrovare l’equilibrio dipende da un insieme di fattori, d’accordo, ma invocherei una piccola rivoluzione a livello del tu per tu: quella di lavorare tutti insieme a far emergere di più il lato vero di territori e persone. Secondo me è una direzione da prendere.

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