Il mio primo impatto con Lecce? Mmmm… critico.
Si nota che siamo un bel po’ lontani da Bari capoluogo. Mi trovo in stazione da sola con il mio dna di città, e poiché
vedo meno movimento, mi sento un po’ più tanto in subbuglio
Arrivo carica anche del pensiero su come arrivare uno dei giorni che seguono a Santa Maria di Leuca, dato che il Salentobus ad ottobre non circola…
Lascerei più volentieri il valigione al deposito bagagli, ma quando vedo che all’insegna corrisponde una porta senza cartelli né targhe (?), cambio subito idea.
Mi impongo di non affrettare conclusioni; c’è un ufficio turistico a cui chiedere, di certo meglio informato qui che non Bari.
Arrivata all’ostello URBAN OASIS (con la soglia che si varca abbassandosi come gli Hobbit, carino…) mi son trovata da subito in un ambiente molto ampio, accogliente e persino ispiratore!
Al piano terra c’è una piccola biblioteca interna in cui sbirciare titoli, con appesi ricordi di cinema (vi ricordate Albertone ne I Complessi di Dino Risi?).
Persino le istruzioni di come usare la moka in cucina!
Effetti visivi molto gradevoli.
In giardino mi hanno anche invitato a prendere cachi, agrumi, insomma quello che tanto sarebbe prima o poi caduto dall’albero…
Farfuglio qualcosa intorno al nervosismo di prima, e la giovane receptionist mi risponde con serenità che
Lecce, diversamente da Bari, è una città molto tranquilla
parole che bastano a rassicurarmi; non avrò più turbolenze fino alla fine del soggiorno.
Se avessi agito d’impulso, e fossi per esempio risalita in treno e “scappata” di ritorno a Bari, di sicuro mi sarei persa le straordinarietà di questa zona.
In fondo sono in un posto frequentato da turisti e in una struttura favolosamente recensita.
Dopo un giro nell’ostello insieme ai quattro gatti residenti (gatti nel senso di felini, ovvio!), un riposino al sole dove i piedi sono subito diventati preda di zanzarini invisibili ma voraci, e un assaggio di un paio di cachi (wow, buonissimi!!), della giornata rimane l’ultima luce del pomeriggio per un po’ di spesa e un tuffo serale nel centro storico.
La receptionist gentilmente mi stampa una mappa.
Superata Porta San Biagio, prendo a destra e in una via interna trovo l’insegna del
Faggiano, che da trattoria diventò Museo di rovine antiche
La vicenda, riportata persino sul New York Times, merita due righe di approfondimento.
Doveva diventare un locale di ristoro, ma accortisi di un problema di tubature si son messi a scavare.
E così son saltate fuori rovine antiche in quantità e di diverse epoche! Persino un pozzo di 10 metri da cui si può vedere il fiume sotterraneo di Lecce, l’Idume!
Interrotti i lavori ed espletate tutte le pratiche del caso, è oggi uno dei musei più gettonati della città (mentre la trattoria è stata poi aperta a fianco).
Vado avanti fino a sfociare in Piazza Sant’Oronzo, quella dell’Anfiteatro Romano con il Palazzo del Seggio, meglio noto come Sedile, spazio espositivo e soprattutto sede del punto accoglienza turistica, mentre all’aperto canta una ragazza su basi registrate, molto bene devo dire, con una voce che ricorda un po’ Duffy.
Nella Via Vittorio Emanuele II, quella centrale per intenderci, ci sono anche dei ragazzi che offrono tarallini, per invitarti ad acquistarne nei negozi adiacenti.
Ma io sono molto più interessata a passeggiare, incuriosita dalle forme architettoniche delle chiese, con tutte quelle particolari decorazioni e soprattutto i grandi effetti di contrasto fra il buio pesto dell’ora tarda e l’illuminazione pubblica.
Non amo fare paragoni fra città, perché ognuna è un caso unico; ma ammetto che in effetti mi ha fatto pensare a Firenze.
Il giorno dopo vado all’ufficio turistico.
Spiego la situazione, l’impiegata fa una ricerca online e mi indica una certa via da cui partono i bus della Cotrap, ma non sa dirmi di più… Sembra che ci sia un orario di andata ma non di ritorno…?
ll punto è che ricevere risposte imprecise ingigantisce anche il problema più piccolo, come se dovessi prepararti a scalare l’Everest.
Chiedo l’indirizzo e decido di recarmici di persona, ma non trovando nemmeno un botteghino a cui rivolgermi, concludo che con Leuca è meglio rimandare.
Trovo che nel corso di un viaggio sia più saggio prendere tutto con calma e allontanare le preoccupazioni; potresti trovarti nel posto più bello del mondo e non accorgertene.
Faccio bene, perché proprio in fondo a quella fila di autobus parcheggiati… sorpresa!
Scopro l’ingresso del cimitero in stile Acropoli di Atene!
Non credo ai miei occhi!!
Ora però la Lecce-Firenze del Sud non assomiglia per niente a Firenze… In Toscana una cosa del genere non sarebbe elemento naturale del contesto.
Qui, al contrario, l’influenza greca è DI CASA.
Anche l’ex Convitto Palmieri, sede di una biblioteca e spazio per attività culturali, ti accoglie con una facciata simile.
In foto potranno sembrare una fila di colonne comune a tanti altri posti, mentre trovartela davanti ti dà la vera dimensione dell’effetto: un non so che di possente che ti porta a pensare ellenico.
Altro lato del centro assolutamente da vedere è la splendida facciata della Basilica di Santa Croce con accanto il Palazzo della Provincia.
Da lì, superando una moltitudine col naso all’insù, si prosegue verso la chiesa appartenente alle comunità greca e albanese delle terre d’Otranto, che io purtroppo trovo chiusa e senza esposto un orario delle funzioni.
E poi avanti e indietro fra le stradine mi capita davanti un altro Otto… Squisiti ricordi di Conversano, dettagli di dolcezza, emozioni che ti rimettono sul binario dell’amicizia…
E certe presenze senza bisogno di parola sono le più gradite quando nella dimensione del viaggio ti senti fragile.
Primo giorno, un po’ spaesata, arriva la fusa…
Parti in esplorazione e arriva una coda a farti festa…
C’è ancora qualcuno che crede che il centro del mondo siamo noi poveri umani?
Molto belle le sistemazioni serali dehors fra la piazzetta antistante la Chiesa Greca e il Palazzo della Provincia; ho visto collocare sedie di stili passati accanto a tavolini moderni, oppure lampioncini colorati sopra quello che in una stanza da letto sarebbe un comodino con sopra un libro d’altro secolo.
L’effetto di Piazza del Duomo poi è stupefacente…
Il BAROCCO, sviluppatosi fra il ‘600 e ‘700, a Lecce diventa “leccese”
con scopi esclusivamente decorativi, nella pietra calcarea locale, e dove in esterno lo sguardo è catturato con efficacia da una marea di dettagli di figure intrecciate con fiori e frutti e tante altre variegate forme.
Negli interni invece l’ho trovato un tantino pesante.
Tappa obbligata è il Museo FERROVIARIO della Puglia
che ci tenevo tanto a vedere!!
Io prediligo il treno per i miei spostamenti, e legati al treno sono anche ricordi delle mie gite di una volta al mare.
Col treno andavo su e giù da Torino a Perugia, ai tempi in cui le vetture più veloci erano gli InterCity.
Ma poter salire su quelle panche di legno delle carrozze d’epoca, o leggere i volantini pubblicitari del secolo scorso, è un’emozione da patrioti!
Mi ha ricordato il Museo dell’Auto di Torino, che allo stesso modo ricostruisce la storia dell’automobile, dalle primissime idee fino alle corse.
Comunque la si giri, non c’è dubbio che cose meravigliose in Italia NE ABBIAMO A IOSA!
Che altro potrei dire di Lecce?
Immagino che dietro porte e finestre ci sia fervento di menti creative
Quante volte si parla di Salento come destinazione per nomadi digitali o eventi di richiamo?
Ci sarà senz’altro una gran vita locale oltre il turismo.
Sembrerebbe provarlo l’iniziativa della Casa Museo Spada di Antichi Strumenti Musicali, che si propone di stimolare la didattica e la ricerca musicale in relazione col territorio, e che accoglie visitatori solo su prenotazione per proporgli una visita meno museale e molto come fra amici.
Un’esperienza formativa insolita nel mio curriculum di viaggio: non ne sapevo nulla ma la tengo presente per il prossmo tour.
Poter immergersi nella scoperta di suoni e storie, seduti su un divano sorseggiando un caffè offerto dal padrone di casa, è un turismo di autenticità che mi interessa sempre più approfondire.
Non ho voluto entrare a visitare il Castello Asburgico di Carlo V, ma ho chiesto del Museo della Cartapesta, purtroppo chiuso, essendo giovedì. Anche questo sarà per il prossimo tour.
Riuscirò magari a vedere l’interno della Chiesa Greca? Ci provo, è l’ultima sera. Arrivo. Niente da fare. Portone chiuso.
Mi dicevano poi di un Teatro Romano… e questa è una
gaffettina da raccontare: per Teatro ho sempre inteso l’ANFI-teatro
quello della piazza del Sedile e dei cantanti.
E tale avrei continuato a intenderlo se non mi fosse successo di smarrirmi.
Inforcato un viuzzo, ero convinta di sapere bene dove stavo andando, invece NO.
Avrebbe dovuto comparire un certo angolo: ma dov’era? Neppure con la mappa mi ci raccapezzavo più.
Son questi i momenti in cui saltano fuori dettagli inaspettati, così neanche lo sconcerto mi ferma dal fare foto al portone decorato “alla fiorentina” (cioè con gigli).
Quando ritrovo la strada, ecco spuntare la “novità” del teatro come monumento in più.
Mi ci reco, ma purtroppo è chiuso di pomeriggio. Varrà la pena di metterlo in lista?
Anche in questa zona della Puglia non mi è piaciuto che tutto sia lasciato a sé. Un contrasto però con tutte quelle facciate pulite e benissimo conservate…
Piste ciclabili ce ne sono, ma gente in bici pochissima.
Tante le mappe scolorite dal sole o imbrattate di modo da non poterle consultare.
In ostello l’opposto: come a casa tua.
Una sera ci siam trovati in cucina nell’ordine: un tedesco che preparava linguine con le cozze, una coppia di indiani, due digital nomads, due signore (un’americana di chiare origini orientali e una britannica a cui abbiamo chiesto come si dice cozza nella sua lingua – dato che parlavamo tutti inglese), persino un bimbo di un anno e 11 mesi che non mi ha levato lo sguardo di dosso per aver provato a parlottare in italiano con lui…
Poca gente è quasi ovvio ad ottobre, ma sarebbe anche la condizione di viaggio ideale per il luogo stesso: un flusso di persone continuativo ma equilibrato.
Sono rimasta a Lecce quattro giorni, con la sola escursione a Otranto di cui parlerò nel prossimo post e che conclude questo primo tour alla scoperta del Sud.
Mi sono sorpresa una mattina di trovare nebbia dopo giorni di caldo anomalo. Ma forse si spiega colla posizione fra due mari, Adriatico e Ionio.
Mi sono “coccolata” con un pizzone 4 formaggi; primo perché mangio sano e non ho bisogno di diete, e secondo per l’ovvio invitante motivo che avevo scovato un bel forno a legna a pochi metri di distanza!
Ma stasera
sono combattuta: restare o ripartire?
Mi dico sempre che potrei abitare ovunque in Italia, ma per il momento non abito qui.
Non ho nemmeno ancora il biglietto di ritorno; alla fine scelgo il Flixbus per Roma.
E chissà domani che cosa capiterà, quando sarò di nuovo a Firenze, quella vera di Toscana…
Faccio un ultimo giro-e-rigiro in piazza, non volendomi allontanare dalle note di questi musicisti (e nemmeno da un certo profumino di sugo appena fatto).
Ripasso intorno alla ringhiera dell’anfiteatro, e stavolta scorgo una pietra scritta.
Non so cosa dire: ma quello che provo non resta mai senza risposta.