Cercavo una nuova destinazione e a un certo punto è comparsa sulla mappa del satellite quella distesa enorme di quadrati in bianco e nero alternati. E così mi son detta “È deciso! Vado!”
Senza volere ho trattato la mia esperienza dalla prospettiva di una partita a scacchi. Quel giorno infatti sono andata un po’ on the road, senza un vero piano in mente…
Per prima cosa un laghetto di tartarughe davanti alla facciata stretta della stazione centrale. Però, niente male; mi ricorda la mitica Porta Nuova di Torino…
Di seguito il suono di una sirena, poi uno che gentilmente frena l’avanzata della propria auto per farmi passare.
Inforco la Via Carducci tutta in rettilineo fino al porto, il che facilita le cose, perché così non c’è dubbio che ci si possa muovere solo in avanti e un passo per volta.
Arrivo in una grande piazza, con ai lati due monumenti, uno spazio deserto di pedoni e di decorazioni, unito ad un gradevole profumo di fritto misto. Per un attimo ripenso a Genova, e un po’ anche a Firenze.
Trovo riparo da un fastidioso pioggerellare, di quelli che accennano ma non si decidono ad un temporale, sotto un sistema di portici con colonne quadre come in Piazza CLN a Torino.
In Piazzetta del Cisternino un uomo su un piedistallo guarda alla piazza. È vestito normalmente, e, come me, ha un taccuino in tasca. È immortalato in un’espressione che fa pensare solamente all’emblema dell’uomo che osserva.
Leggo che è Giovanni Fattori, degno rappresentante dei Macchiaioli, rinomato pittore di battaglie risorgimentali. Non l’avrei mai detto.
Sotto l’incessante picchiettare delle gocce dal cielo, arrivo in piazza del porto, e decido per una mossa a sinistra.
Un po’ di metri dopo torno indietro pensando che sia meglio prendere per il porto mediceo. Ma forse no.
Ritorno ancora sui miei passi, mi sembra di allungarla troppo, se continuo fino al porto finirei per costeggiarlo, e non è sicuro che ci sia una stradina di collegamento verso la meta prima fra tutte, la Terrazza Mascagni.
Mi viene in mente che qui c’è un ristorante su barca, mi piacerebbe prenotare una sera, che bella novità sarebbe mangiare su un pavimento che dondola. E subito dopo averlo pensato, lo trovo!
Ormeggiato proprio davanti al monumento dei mori; si chiama (guarda combinazione) Ca’ Moro, che anni fa è stato aiutato da Cucine da Incubo, e che fa parte di una cooperativa di sostegno ai ragazzi down.
Livorno ha le sue peculiarità. Città di mare, ma solcata da canali su cui si trovano parcheggiate tante barche, e ce ne sono proprio parecchie.
Sento parlare tedesco, forse stanno girando per la regione con auto noleggiate o in yacht. Misteri.
Da quest’angolazione, Livorno sembra più porto militare e città lavorativa che attraente meta turistica.
La terrazza dà sul mare e subito oltre il muretto offre un’ampia e magnifica vista del Tirreno, un mare ampio popolato di navi cargo e traghetti, alcuni con destinazione Barcellona. Nonostante la foschia intravedo la cornice di una terra delimitata, sia davanti che sulla sinistra.
L’isola che ho davanti è sede di un carcere, e ha un nome mitologico, Gorgona; l’altra è Capraia. All’orizzonte lontanissimo di destra intravedo ancora un faro e come una torretta a forma di arco…
Pezzi singoli… in mezzo al mare…??…
Ritorno con lo sguardo vicino a me, e ammiro l’oltre terrazza, un bagnasciuga di scogli e conchiglie su cui si potrebbe camminare con scarpe di gomma.
Navi che sembrano ferme e fisse sul mare, ma io ricordo bene dai miei tempi di stagista Costa che così non è, perché l’acqua è in continuo movimento, costringendo i motori a restare sempre accesi.
La terrazza sa di enigmatico, non sembra un tutt’uno armonico con il mare…
Il muretto a colonnine tipo anfore, gli scalini, i lampioni… richiamano a un qualche pezzo mancante, forse un palazzo o una villa… La scacchiera su cui cammino è un motivo ricorrente in molte abitazioni e chiese, ma che c’entra col mare? Non è la sala delle feste della Reggia di Venaria…
Ho ragione.
Infatti un tempo era parte del forte difensivo delle coste, in seguito smantellato. Rimane questa promenade elegante, con bella vista.
Davanti.
Dietro… niente.
Solamente un campo vuoto che confina con la strada, e dove c’è anche l’acquario.
C’è pochissima gente per essere poco oltre ferragosto, sarà per via del brutto tempo, anche la spiaggetta vicina non rivela gran densità di presenze. A fianco palazzi abitati e brutti cantieri. Un paio di gru con dietro una mastodontica nave da crociera.
Un tappeto di bianchi alternati a neri, una torre e diversi pedoni. Forse un tempo ci avranno camminato alfieri a cavallo a seguito di un re.
Quasi non ci credo, ma la regina c’è.
E ha il suo scoglio privato, concentrato in un piccolo parco che sfocia su un angolo di mare, e di cui rimane un pavimento a onde alternate rosse e bianche, e un palazzo a cubo con colonne quadrate come quelli intrisi di metafisica dei dipinti di Giorgio De Chirico.
La pioggia cambia in sole, mi abbronzo per la potenza del sole di mare, ben più forte che in città, al ritorno mi ritrovo infatti il segno della maglietta. Quando me ne vado l’aria si fa calda. Mi alzo, pochi passi e soffia di nuovo un venticello.
Scacchi: so muovere i pezzi ma non so niente di tattiche. Non ancora…
Il mio interesse per località meno frequentate è in aumento. Non solo per la molla del viaggiare, e il privilegio di poter scrivere di tante novità, ma soprattutto perché ognuna di esse forma, attraverso la propria storia, la storia della nostra Italia.
Al di là dunque delle esperienze personali, credo che le località che ho raccolto in questa sezione meritino senz’altro una gita.