Ancora una volta il genio Niccolò è stato motivo per una sosta di qualche ora a Genova
Prima però, essendo ora di colazione, è d’obbligo un pezzo di focaccia, meglio se appena sfornata e addentabile in cammino davanti alla cattedrale.
Dalla vetrina di un negozio parte la musica di Burning Heart, un vecchio successo degli americani Survivor, colonna sonora di un Rocky.
Fra il gusto e l’ascolto ci si mette anche l’impeto del vento che soffia a raffiche, ed io mi ritrovo come proiettata in una sorta di stato d’animo-antipasto di quello che mi accingo a vedere, qualcosa che di certo
mi parlerà dei miei gusti preferiti: energia, talento, follia, mistero, anime che si somigliano…
Paganini Rockstar, ovvero la mano che impugna il violino dal mezzo di un fuoco, a ricordo di una complessità tale da generare una forza irresistibile come non se ne vedono più. Rock è come lo presentano; io lo chiamerei METAL.
Conosciamo una persona in un dato punto del presente, ma per capirla davvero dobbiamo risalire alla sua storia. Strano come Jimi Hendrix sia vissuto quando io ero già nata, eppure non abbia fatto presa su di me come il violinista vissuto secoli prima di me.
Sul piano musicale invece è l’opposto. Amo la chitarra perché mia contemporanea, mentre fatico a capire il violino per totale assenza di studio (oltre che per un chiaro dislivello di epoche).
Paganini
non amava il lusso né gli agi, anche se avrebbe potuto permetterseli
Ebbe anche un figlio (non sapevo…) di cui ottenne la custodia, e che amò molto. Si sentì sempre troppo solo…
E viaggiò quando i trasporti non erano così sviluppati come oggi. Fino in Irlanda… voleva dire giorni e giorni su una nave…
Era il virtuoso che viene sempre mal visto dalla superficialità
E’ sempre difficile esprimersi al pieno quando chi ti trovi vicino non sembra vedere che apparenze.
Eppure, invece di morire lì, tu vivi, e dai vita ad incredibili pezzi che parlano per te, che sgorgano da sofferenze private, ma che accrescono l’interesse proprio attorno a te.
Perché dietro al talento c’è sempre la persona. Un punto di partenza valido in ogni tempo, e che in questa importante mostra è ben evidenziato.
Apprezzabili gli interventi di professionisti come Gianna, Roberto, Ivano e Morgan, ma (posso dirlo?) quanto preferirei più novità di volti… non so… sarebbe come dimostrare che il tutto è un po’ più alla nostra portata…
Chissà, per ogni famoso, quante migliaia di non famosi corrispondono che vivono, amano e si appassionano all’arte… Io sono una di queste, e il potermi muovere dietro le quinte è già il massimo.
Un momento di viaggio con Paganini fa sentire quanto spesso i percorsi emozionali siano pieni di similitudini
Fa male sentirsi incompresi, perché quanto più avverti il bisogno di senso autentico, tanto più finisci per maturare avversità alla consuetudine, che infatti a uno spirito profondo si mostra con le sue vere fattezze di polverosità e incoerenza.
Paganini seguiva forse soltanto il suo genio; percorreva la strada che si trovava davanti; ma non era figlio di nessun diavolo. Figlio era invece del suo tempo, e di un mondo spesso disattento e ingrato.
La musica si può esprimere in molti modi, ma un burning heart (cuore che brucia), brucia ieri come oggi. O… forse ieri più di oggi?
Niccolò e Jimi: ci mostrano un punto comune a cui arriviamo però da strade diverse
nel mio caso è la tinta glam-rock di un violino ad attirarmi. Ma per qualcun altro potrebbe essere la passione per gli anni ’70.
Classici o moderni che siamo, poco importa. Siamo qui, entrambi sullo stesso palco, nella stessa città e in uno stesso palazzo: l’ I.T.A.L.I.A.