I classici della letteratura… luoghi che hanno ispirato libri e libri che oggi ci riportano a quegli stessi luoghi. Ci avevate mai pensato? C’è come una relazione sottile di cui ci si accorge solo quando si apre un libro di quelli che, pur datati, rimangono intramontabili. I classici, appunto.
Non sono mai stata un’appassionata del genere, da studentessa era già tanto se mi ricordavo qualche titolo… Tanti anni e mille esperienze dopo è cambiato tutto; il nuovo spesso mi annoia, e comunque non regge il confronto. Troppi condizionamenti di soldi e tendenze, e clima senza stimoli.
Parlo dei classici dalla prospettiva della scoperta, e non certo per qualche tipo di nostalgia. Mi succede invece di entrare come in un’altra dimensione, e a quel punto non vorrei mai tornare indietro.
I classici si rivelano sempre attuali, motivo in più per rivisitarli, specie oggi che i tempi di allieva distratta son passati e ho una maturità e una storia mia personale da confrontare. Mai come di questi tempi ci forniscono spunti e argomenti, sia che un viaggio lo si scriva o lo si pianifichi.
Un giro in una nota libreria del centro mi convince che i classici sono sempre in prima fila:
Pirandello, Verga, Sciascia, Il Gattopardo di Tomasi di Lampedusa, Leopardi, e il Pasticciaccio di Gadda, un giallo insoluto di cui fecero anche uno sceneggiato.
Giorgio Bassani mi riporta alla mente la bellissima Ferrara, dove ebbe casa l’Ariosto autore dell’Orlando Furioso.
E ancora: Sibilla Aleramo, Moravia, Calvino… Per ora sono a Firenze, raccontata nei romanzi di Vasco Pratolini e ammirata in modo molto speciale da Stendhal.
L’anno scorso a Trieste ho saputo dell’amicizia fra Italo Svevo e James Joyce, sfociata nel piano di dedicare proprio a loro il 2022.
Fogazzaro mi è rimasto in cuore, come le sue Vicenza e Valsolda.
Quest’anno dedico i miei fine settimana alla Divina Commedia, ritagliandomi uno spazio (probabilmente in estate) per cominciare I Promessi Sposi del Manzoni, essendo Lecco nei miei più vicini programmi.
Sensazioni simili nutro nei confronti dei poeti romantici, che si legano alle vicende dell’Italia risorgimentale, con Shelley e Byron che conobbero Mazzini, e soggiornarono in quello che fu poi chiamato Golfo dei Poeti. Non male per una come me che di solito preferisce il mistero… Ecco che ora penso al Piemonte e al Nome della Rosa, ispirato dalla Sacra di San Michele.
Ho tanta curiosità di approfondire la ricerca di classici relativi ad altre zone, immagino che ogni luogo abbia i suoi, più o meno noti. Un libro(ne) di cui mi hanno parlato molto bene è il famoso Viaggio in Italia di Goethe, dove si racconta fra l’altro di Sicilia.
È entusiasmante tuffarsi nella novità di scoprire le voci di ieri
più dense di argomenti, più incisive, sgorgate da esperienze vere, oppure anche opere di fantasia ma ispirate da luoghi assolutamente reali.
Spesso leggendo mi sembra di captare dietro a un semplice paragrafo tutto l’impegno dell’autore nel documentarsi e nell’acquisire la base di nozioni necessaria per costruire la sua narrazione.
In Italia è difficile che qualche cittadina deluda, ma credo che dipenda fortemente dalla firma emozionale che vogliamo dare al nostro itinerario. E allora forse non viene male aggiungere un po’ di esplorazione culturale ad un piano di viaggio che risulterebbe vuoto se costruito solo su informazioni pratiche e note tecniche di storia.
Si tratta di cominciare un coinvolgimento, non siamo degli studiosi. Non credo che quando arriverò a Lecco avrò letto tutto quel romanzone, e nemmeno credo sia necessario. Ma perché dovremmo intendere il tutto come troppo difficile, quando potrebbe ispirarci un punto di vista a cui nessuno aveva mai pensato?
Anche in questo senso un classico è intramontabile, è sempre lo stesso eppure continua a fare effetto. Se Joyce ha lasciato la sua anima a Trieste, vuol dire che quella città aveva un’atmosfera speciale; e anche se oggi non è più quella, c’è però stata, ed è importante saperlo.
Se torno indietro alle esperienze fatte in gioventù, mi sovviene che non sono mai state solamente visite, ma sempre vita sul posto. Non erano che un assaggio, e ora vado oltre. Leggere i grandi classici non è un po’ come continuare il Grand Tour?