Community travel club - Progetti di Viaggio in ITALIA
comunicazione, strada facendo

CERCASI COMMUNITY PER RIVIVERE INSIEME EMOZIONI GRAND TOUR

Era il 1700, e loro erano rampolli aristocratici. Noi no. Ma guardiamo alla sostanza.

Hanno raccontato di esperienze uniche superando le Alpi. Si aspettavano di vedere grandi meraviglie, furono anche critici, ma spesso rimasero catturati dal calore umano della gente del posto.

La parola Grand Tour che emozioni ti suscita?

Cattedrale di Otranto

Per me è il termine che meglio descrive la mia esperienza di apprendista conoscitrice del mio paese.

Un Gran Giro fatto di città diverse in cui a ogni tappa si impara a guardare la realtà del posto con occhi nuovi.

Ho scritto per esempio di Fidenza, o di Lecco, o Alberobello dove mi sono sorpresa di quanti errori (piccoli, grandi…) ho assimilato che possono benissimo arrecare danni d’immagine.

Con queste e altre sensazioni addosso, mi son sentita crescere verso una figura più precisa che non blogger: storydoer, attivista del racconto identitario.

Del Grand Tour sarebbe ora di ri-adottare alcuni punti fondamentali:

  • il viaggio inteso come formazione della persona
  • la necessità di approfondire conoscenza
  • portare un’esperienza al livello di coinvolgimento emozionale
  • dare spazio alla ricerca di senso della vita stessa, sulla scia dei vari Goethe, Stendhal, Keats ecc.

Ma oggi questo è ancora possibile? E perché non dovrebbe??

Se persino il primo romanzo gotico della storia è ambientato da noi

Se uno come Stendhal uscì da Santa Croce in Firenze col cuore che batteva, ci sarà stato un qualche motivo potente, no?

Travel community manager? Una prospettiva seria!

Conversano Città d'Arte nella terra di Bari

La parola viaggio attrae sempre come una calamita, eppure ci si riduce a galleggiare spesso fra contenuti dello stesso tipo.

Quando sono arrivata io sulla scena, ero l’ultima della fila e già mi sentivo di troppo.

Tre anni dopo mi ritrovo con acquisite competenze che mi permettono di pensare a che valore sono in grado di aggiungere io, a che cosa manca ed è invece necessario che ci sia.

in che ruolo mi vedo

Costruire relazioni.

Bello, vero? Magari non impossibile, ma sicuramente difficile.

Le persone sono un universo più grande di uno scambio dare-avere; hanno sogni, bisogni e preoccupazioni.

Bisogna essere empatici, ma anche preparati a dare suggerimenti opportuni. Ci vogliono carattere e competenza insieme.

Bisogna pensare da apripista, ragionare per obiettivi rispettosi della persona: far convergere interessi comuni, individuare talenti e trovare il modo di attivarli.

Motivare non è una tecnica da manuale, non s’impara in corsi accademici.

Richiede pensiero creativo ed efficacia comunicativa prima ancora che chissà quali doti di leadership.

che valore porto

Quello alla base di qualsiasi attività umana – coinvolgimento, empatia, entusiasmo, ascolto, individuazione di bisogni reali, spinta all’azione…

E anche tutto quello che nessuna IA (o AI) potrà mai fare: creare un ambiente che sia ecosistema di relazioni gravitanti intorno un centro frequentato.

Progetti di Viaggio in ITALIA: prima di tutto conversazione

Community travel club - Progetti di Viaggio in ITALIA

Ho aperto il mio spazio nel 2023 su Substack, piattaforma su misura per scrittori, blogger e naturalmente raccomandatissima per chi è in cerca di buone letture.

Da quando ho capito che un quadro non è solo bello ma contiene anche un messaggio, e che non esiste che si dica che “non c’è niente da vedere” in un posto, mi preme per prima cosa fare spazio a un TURISMO DI CONTENUTO.

Mi preme che si entri nella cultura dello sviluppare un rapporto personale col territorio.

Viaggiare in Italia non è la distrazione prima di tornare agli affanni della vita. Viaggiare in Italia è un ragionamento da progetti. Prima una gita a un’ora da casa. Poi quella un po’ più in là. Un giorno ti lanci a cambiar regione. Così ho cominciato io.

Son saltate fuori percezioni che non sapevo di avere, sensazioni di meraviglia mai conosciuta accanto però a pregiudizi che è arrivato il momento di far fuori.

Per farlo bisogna comunicare, e si comincia a comunicare conversando.

Che cosa NON è conversazione lo sappiamo tutti: “chi sei, cosa fai, dove vai” è uno scambio di battute, così come il saper elencare ristoranti e gelaterie NON è indice di conoscenza del territorio.

NON basta questo a fare community.

Ci vogliono ARGOMENTI capaci di aprire una porta di comunicazione. Una porta necessariamente nuova proprio perché lontana dall’effimero e dai soliti dibattiti.

Per trovare argomenti ci vuole informazione. Dedico molto tempo a solidificare questa base, perché comunque vada, ci sia roccia sotto i piedi e non sabbia.

Primo caso studio: il piano nobile sopra la chiesa

St. Mark's Firenze in un dipinto

Un’azienda? Una seguitissima rivista online? No. M’è toccato l’ultimo luogo che mi sarei mai sognata di legare al concetto di viaggio: una chiesa.

E invece il ragionamento fila, perché in un posto così l’elemento umano è tenuto in grande considerazione.

Nel caso specifico si tratta di un bene storico punto d’incontro di turisti, studenti e transitanti, che poi trovano opportunità di conoscersi nel piano nobile del palazzo.

Parlando con alcuni di loro mi sono resa conto di emozioni di dentro che si risvegliano e che sono la prova di tante controtendenze in atto. Buon segno.

Sembra una situazione cucita su misura per me: un modo vero di fare community, qualcosa che opera in una dimensione più agevole della vita, un po’

come in Midnight in Paris

il celebre film di Woody Allen.

Il protagonista è un aspirante scrittore in vacanza nella capitale francese con fidanzata e futuri suoceri, preoccupati più delle compere da fare che di una bella esperienza da vivere insieme. Una sera decide di fare una passeggiata per schiarirsi le idee, e un’auto d’epoca gli si ferma davanti allo scoccare della mezzanotte, invitandolo a salire per andare a una festa. Lui accetta e si ritrova riportato indietro nel tempo all’epoca di nomi come Hemingway o Dalì.

Il film è una metafora intelligente della contrapposizione fra epoche diverse, proprio come l’effetto che fa una chiesa è di essere qualcos’altro rispetto al mondo quotidiano, qualcosa di più alto e profondo.

cosa non va

Essendo un ambiente gestito da inglesi, la comunicazione spesso si rivela labirintica. Son gente cortese, ma difficile. I problemi si vedono solo dall’interno.

Chi è in un labirinto non trova una via d’uscita. Ovunque si giri trova “muri” di siepi che isolano e fanno sentire smarriti. Il rovescio della medaglia però è che insieme il problema può essere affrontato come un gioco di sforzi combinati con creatività.

Purtroppo da problema vien altro problema: una comunicazione ridotta a un susseguirsi di perpiacere-grazie, pura cortesia, non fa sentire le persone realmente motivate.

E il rischio è che queste si allontanino.

che strategie impiego

Introdurre novità è un’azione che ritengo urgente. Non è possibile pensare di assecondare gusti; bisogna creare DA ZERO.

L’idea nostra di chiesa è quella della classica “famiglia”, dove ognuno è come è, e si prega per i meno fortunati. Questo pensiero però circoscrive al rango di profilo basso un credo che invece ha una potenzialità smisurata.

Parole come famiglia, amore… che concetti di vita contengono davvero?

Tutto va riconsiderato alla luce della Parola di Dio. Una chiesa non è un ambiente come tanti, ma l‘ambiente per eccellenza, cioè: portatore di un messaggio universale. Non di parte. Non un messaggio legato a ideologie.

Stimolare qualcuno fuori dalla propria zona di comfort è un fior d’impresa che richiede due binari di competenza: quello business e quello spirituale. Pensare strategie non è un agire falso, ma vuol dire impiegare talento ed energie per aprire una via nel deserto.

Sono convinta che i parametri della comunicazione in generale vadano cambiati.

E dato che non c’è iniziativa in tal senso, studio il modo di capire bisogni, carenze e sogni per favorire l’apertura di un dialogo.

in che modo costruisco relazioni

È tutto un gran LAVORO di approccio 100% intenzionale. Veleggio in modalità ASCOLTO al 300%. Penso non tanto a come fare per attirare persone verso di me, ma a come riuscire a raggiungerle io.

Assisto stabilmente ad ogni funzione domenicale, a cui seguono rinfreschi e presentazioni. Giorno da pr.

Apro la chiesa ai visitatori una o due volte a settimana, studiando come realizzare visite esperienziali in veste di storydoer, cercando di coinvolgere chi ascolta e far sì che partecipi con la propria cultura, risposte o considerazioni.

Sarebbe l’ideale aprire uno spazio online più dinamico e versatile, ma per ora rimane una challenge.

E allora mi rendo reperibile attraverso i canali miei, che pattuglio giornalmente, riservandomi un pomeriggio a settimana per scrivere lettere, messaggi, condividere foto o pensieri in particolare con le persone più vicine.

Patrizia | Italia Città d'Arte

E arrivammo alla fine del post… Posso farti qualche domanda?

Tu che tipo/a da community saresti?

Qual è il tuo sogno di community?

Sei d’accordo che una community dovrebbe essere un luogo stimolante, dove poter trovare amicizie e non solo contatti sporadici?

Che cosa invece NON ti piace delle community che frequenti? Che difetti ci trovi tu? Che cosa faresti tu in modo diverso?


E se vuoi approfondire come diventare community manager… ti passo una dritta.

Io ho imparato da Alessio

che non si occupa di viaggi ma di informatica. Le differenze non importano, i principi di base sono gli stessi.

L’ho incrociato facendo una domanda alla macchinetta Google, ed eccolo comparirmi davanti, con tutte le sue lezioni imparate direttamente sul campo

Patrizia Zampieri

Adoro la musica, l'arte e la natura. Credo in Dio e nella vita. E come storydoer viaggio in cerca di progetti. Il mio sogno? Arrivare in Antartide. Ma con il cuore sempre qui.

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