Sveglia di buon mattino e subito un imprevisto: un incidente alle porte di Bologna, la circolazione dei treni è rallentata per via di accertamenti. Che faccio? Rimando?
Faccio ping pong fra lo stare calma e risvicolare a casa, per via del caldo che io non amo per niente, di solito d’estate esco solo quando fa fresco.
Allora che ci faccio in stazione questa mattina di fine giugno 2022 ??
TORNO A FERRARA !!
C’è infatti un’esposizione di dame e cavalieri ispirata all’Orlando Furioso, poema epico di LUDOVICO ARIOSTO
aperta però solo fino ad agosto, per questo non potevo aspettare…
L’Orlando in questione è uno dei classici che voglio esplorare nel 2023 (insieme alla Gerusalemme Liberata di Torquato Tasso), probabilmente stavolta non da sola, ma insieme ad un’amica americana che verrà a Firenze proprio per passare un po’ di tempo per studi suoi vari.
Nel frattempo, dato che l’Ariosto era nativo di Ferrara e qui c’è anche la sua casa, mi son detta “perché non prender due musei in un giro solo”?
Arrivo a Prato in ritardo di abbondante mezz’ora e dopo un mezzo panico
perché, intenta a scrivere, a un certo punto il treno da fermo si era rimesso in movimento, fuori c’era scritto Prato (!) e io avevo avuto paura di non essere scesa in tempo e di andare magari a finire in chissà quale deposito… Poco divertente, in Francia mi è successo 🙁
Il cuore aveva cominciato a battere… ma alzandomi avevo veduto altre teste a bordo, quindi non si era ancora al capolinea.
Respiro. Ma una volta scesa, altro intoppo: Il treno per Bologna cancellato!
Prima di studiare professionalmente il “da reagirsi” m’infilo in un bagno a rinfrescarmi. Due respironi di aria (ancora) fresca sul piazzale della stazione, e m’incodo poscia alle biglietterie.
Da quando è scoppiato il Covid saltan fuori biglietti con prenotazione di regionali (?), e il treno di prima era appunto prenotato… non so bene cosa pensare, e per carattere preferisco chiedere.
Esce un impiegato ad avvisare di un calo di corrente, e così chiedo a lui.
Mi tranquillizza: posso prendere quello successivo di 40 minuti dopo.
Rincuorata, penso d’infilarmi nella coda per un caffè, ci vorrebbe, ma lascio perdere.
Alle 9:40 riparto puntuale.
Ricomincio a scrivere pensieri che saranno poi smistati in lettere, in testi, in archivi per futuri progetti…
Intorno a me chi lavora al pc, chi dorme a bocca aperta, e accanto a me una studentessa che ripete la lezione a voce (non alta ma udibile, ohibò!)…
La circolazione in quel di Bologna sta riprendendo, del resto è un crocevia importante, non lo terranno interrotto a lungo.
CE L’HO FATTA!!
Ritorno a Ferrara per la terza volta dopo la moda nei ritratti di Boldini e la prima visita al castello!!
anche se i piani originari ora si devono ribaltare, per motivi d’incastro d’orari.
La Casa dell’Ariosto infatti non fa orario continuato, e non avendo idea di quanto tempo mi avrebbe richiesto, avevo programmato di partire molto presto da Firenze per sbrigare la visita in mattinata.
Ferrara è vicinissima a Bologna, ma c’è sempre di mezzo un cambio di treno che allunga i tempi, per cui non potrò trattenermi in città oltre le 18.
Saluto il Rock che prosegue per Venezia; è andata bene, e lo spirito si è rimesso in moto, ma dovrò comunque andare un po’ spedita.
Mi metto in cammino, non prima però di addentare un panino (che a questo punto ci vuole proprio…).
Il Castello Estense si presenta come il tipico maniero medievale
con il fossato d’intorno pieno d’acqua, ponti elevatoi, e palle di cannone accatastate.
Passo il ponte, e subito mi accoglie una brezza molto gradita, quasi fosse una specie di porta temporale.
Commissionato a scopo difensivo, era poi diventato residenza di duchi e duchesse (fra queste Lucrezia Borgia), che vivevano ognuno nella sua ala, ciascuno con la propria corte “condita” di corti parallele, con figli e fratelli ognuno col suo seguito a rivaleggiare gli uni contro gli altri.
Fra una stanza e l’altra non mancano citazioni in rima, come quelle dello stesso Ariosto, membro INSOFFERENTE della corte di Ippolito:
dal parer dei più mi tolgo
che ‘l stare in corte stimano grandezza
ch’io pel contrario a servitù rivolgo
Fu casa degli Este, il cui nome si rafforzò nel ‘500. Gestivano il potere ramificandolo in intrecci di tipo clientelare, considerando lo stato stesso come una proprietà da spartirsi fra loro.
Borso, per esempio, ascoltava più se stesso che gli altri, soleva dire che Ferrara era la scuola d’Italia e lui il maestro che la presiedeva…
Le ampie cucine furono teatro di banchetti-spettacolo orchestrati fra i tanti anche da Cristoforo di Messibugo, e chiamati con il nome di
feste magnifiche, piene di ombre, sogni, chimere, finzioni, metafore e allegorie
Nel buco nero dei bassifondi fu imprigionato Giulio, fratello di Alfonso I, graziato dopo un lunghissimo tempo, e pur visto passeggiare ancora vigoroso con gli abiti di cinquant’anni prima.
Le sculture di oggi paiono riempire un cortile di per sé è già splendidamente conservato. Qui davvero tutto sembra essere rimasto all’epoca di chi ci ha regnato, non c’è un mattone fuori posto…
La mostra si chiama Umanità, è realizzata da Sara Bolzani e Nicola Zamboni e curata da Vittorio Sgarbi e vuole parlare dell’uomo in ogni tempo ispirandosi al poema cavalleresco di Ludovico Ariosto, con protagonista
Orlando innamorato di Angelica sullo sfondo delle guerre fra musulmani e cristiani
Angelica, contesa da vari pretendenti, alla fine sposerà Medoro, portando il nostro cavaliere alla follia. Altri personaggi di spicco sono Ruggiero e Bradamante, dalla cui unione nascerà la Casa d’Este.
Fu pubblicato a Ferrara nel 1516 e mi reincontrerà a Sondrio al Castello Masegra, affrescato con motivi tratti proprio dal poema.
Le sculture sono a misura d’uomo, poche ma a guardarle attentamente concentrano diverse situazioni.
Ci sono cavalli, uomini e donne.
Uno solo saraceno, gli altri cavalieri.
Due sculture molto simili, ma forse in realtà uno è un incontro, l’altro un rapimento di fanciulla.
Un angelo guarda e scrive, seduto su cavallo e cavaliere ormai a terra.
Dalla parte opposta un uomo di età, col capo coperto, con un libro e un’espressione pensosa.
Scrittori e pensatori si tengono sempre fuori da battaglie, ma le OSSERVANO
con l’attenzione che spesso manca a chi nelle battaglie si butta a capofitto.
Donne coperte con burka, un’altra con un pugnale, altre due su una barca nell’atto di combattere. No… sono a caccia…
I loro corpi sono sinuosi, ma è certamente un punto di distinzione della forza delle donna da quella dell’uomo.
Fa impressione stare in mezzo a tutti quei cavalli a terra o imbizzarriti. Sculture che non celebrano la potenza di nessuno, richiamando invece coraggio, valori…
Incuriosita da una lotta corpo a corpo a terra, mi avvicino credendo che siano due uomini, invece uno è una donna, ed è l’uomo a stare sotto…
Un semplice dettaglio legato alla società contemporanea, oppure… passo di letteratura medievale?
Stereotipi ne abbiamo assorbiti nei secoli, ma per esserne sicura dovrò aspettare di aprir quel libro l’anno prossimo, che a questo punto mi attrae persino di più, chissà quante altre novità verran fuori…
Credetemi se dico che classici del genere sono AVVENIRISTICI!
È una letteratura concepita non per intrattenere ma per TRASMETTERE un sapere.
La sfida per noi è delle più PROMETTENTI: tornare a prenderli e trasportarli nel nostro tempo per aiutarlo a ritrovare vigore.
Sono contenta di essere venuta, e di essere riuscita a far tutto con calma, anzi
alla fine è avanzato tempo per rituffarmi nel BELLISSIMO CENTRO STORICO
“Si riuscirà stavolta ad ammirare la cattedrale?” domando fra me e me…
Niente da fare, no…
I lavori son sempre in corso, vietato entrare, ma almeno è più visibile la straordinaria facciata.
Di fronte, come a guardarla… la piccola stanza dei caduti.
Mi soffermo su quei volti di gente semplice travolta dalla follia, sono tanti, impossibile ricordarli uno a uno, solo come soldati coraggiosi…
NESSUNO però viene dimenticato da chi lo ha amato; e meno ancora è dimenticato da Dio.
Mi lascia invece poco da dire la Casa dell’Ariosto, purtroppo rimasta spoglia come quella di Cristoforo Colombo a Genova.
Meno di mezz’ora ed ero già fuori, io che mi preoccupavo… Ma mi è rimasto amaro in bocca.
Una casa museo, piccola o grande dimora di famoso o meno, non importa: è tutto PATRIMONIO NAZIONALE!
Non è bello trovar 10.000 pannelli da dover leggersi da soli, nozioni a cascata senza qualcuno che ti aiuti a ricucire il filo della storia, che renda più accessibile
- CHI FU Ludovico Ariosto
- in CHE TEMPO VISSE
- PERCHÉ è famoso
- COSA RAPPRESENTA OGGI per Ferrara
Dati i cronici problemi fondo-burocratici, non si potrebbe cominciare ad agire con un po’ più d’iniziativa?
Io sento qualcosa che mi scuote dentro, come un richiamo all’etica… e l’interesse per L’Orlando rimane saldo.
Entro nella chiesa di San Benedetto, quella dal campanile PENDENTE (dear Pisa, non sei l’unica…)
a rinfrescarmi quel che posso.
Un ultimo pensiero al castello, fastosa reggia rinascimentale, e poi si farà ritorno in stazione.
Chi decideva le strategie diplomatiche erano le donne… non decidevano i decreti, ma avevano le loro sfere d’influenza, forti dei punti relazionali e intuitivi più deboli negli uomini.
A corte delle duchesse giunse anche Torquato Tasso, altro autore di poema – Gerusalemme Liberata – e le sale diventarono luoghi di cultura su cui si doveva reggere il buon governo del duca.
L’ideale umanistico vedeva nel coltivare gli studi anche il fine del buon governo, anche se è altrettanto facile immaginare come potesse venir tradito o manipolato.
Come però coltivare serietà d’animo quando si è circondati da scene dipinte più affini ad una cultura cortigiana sul mondano?
Difatti certe scene non le avevo gradite. In questo preferisco la Toscana.
Ma anche se una visita non risponde in pieno alle aspettative, è storia, e conoscerla può portare a cambiarne il corso…
Finiti gli Este, ne restano i palazzi.
Ci entriamo noi, e il passato malvagio di prima non è più.