Un dettaglio floreale nel quartiere Le Cure di Firenze
comunicazione

AMBASSADOR, ATTIVISTA, PR SÌ. INFLUENCER NO

Non sarò mai un’influencer.

A parte che mi manca il minimo per essere anche solo definita micro. I miei lettori sono al momento passeggeri in quantità troppo basse. Forse è colpa mia? Saprei scrivere slogan che vendono?

Sui social vado meglio, proprio mentre loro cadono in declino e già non ci si capisce più niente.

Linkedin è il mio baluardo, ambiente serio. Mi dò da fare su Substack, frequentato da gente che scrive o ama leggere, e sempre più scelto anche da italiani.

Ho in programma la visita a spazi di settore, meno famosi ma molto più interessanti, come Life Beyond Tourism, dove almeno ti si dà la possibilità di esprimere le tue idee.

Insomma, invece di una bella spiaggia assolata io insisto col voler scalare il K2. Dài… ché non tutti sarebbero disposti…

Ma i veri motivi che mi allontanano dall’identificarmi in questo ruolo tanto in voga non sono i numeri.

Vediamoli.

Mi sentirei (come dire?) “più in alto”, e non mi piace

Non che mi manchi intraprendenza; voglio fare conversazione (pensa un po’) in tempi in cui troppi sentono di non aver niente da dire.

Ti metti a costruire in mezzo al deserto? Good luck.

Se si trattasse di piantarci alberi sì che sarebbe folle! Invece è una metafora; siamo persone, disegnate per conversare. La speranza c’è.

Ma prendere l’iniziativa è una faccenda di tutt’altro calibro.

I verbi più adatti a definire le mie azioni sono senz’altro gestire, negoziare, comunicare, riconoscere, valorizzare, perché molto sforzo in questa direzione s’avrà da fare.

Le relazioni sono il fondamento di tutte le attività umane, ma io le vedo prima di tutto come opportunità d’incontro alla pari.

Non mi riconosco in tutta questa ansia di fare, o, come qualcuno una volta lo ha chiamato, tirare a campare…

Certo che voglio generare reddito, ci mancherebbe! Ma non perderci il senno per strada.

Che progresso è quello che, per fare un esempio, ti presenta l’IA come un “aiuto” per scrivere ancora più velocemente?

Non ci bastava la frenesia di tutti i giorni?

Dobbiamo andare ancora più veloce??

Guarderebbero il paesaggio… o guarderebbero me?

Non mi dispiacerebbe avere popolarità, ma non vorrei che mi si scambiasse per un personaggio invece che per una persona.

Di costruito (nel senso di modellato, formato) c’è solo il percorso professionale, quello sì. Per il resto sono umana, non me lo dimentico mai.

E mi preme di essere STRUMENTO per valorizzare il vero protagonista dei miei contenuti: l’Italia.

Non è che non mi piacerebbe ottenere più attenzione, ma ci vuole un equilibrio grande per non rischiare di cadere nella trappola dell’ego.

Sta già facendo troppi danni al mondo.

Non vorrei mai che qualcuno dipendesse da opinioni mie

Vorrei invece che mi vedessero come una di loro che fa da apripista.

Vieni e ascolta, ti dico la mia opinione, ti presento qualcosa o qualcuno. Ma per favore, manteniamo il tutto in una dimensione di vita reale, equilibrata.

Che è tutta ‘sta filosofia “seguimi”?

C’è un gran bisogno di meglio: empatia, ascolto, solidarietà… Per dare spazio all’altro, al SUO talento.

Chi cerca, ha bisogno di trovare. Spesso una dimensione di appartenenza.

Chi fa programmi, ha bisogno di consigli.

E noi su questo lavoriamo.

Ma deve poter formare una propria metrica di giudizio, è un suo diritto.

Preferisco la ricerca di relazioni autentiche

Mi sembrerebbe di stare su un palcoscenico continuo, e finirei col rimpiangere la mia vita di prima senza tante pressioni.

Perciò chiamatemi pure professionista, se volete. Ma come essere umano, sono e rimango al pari degli altri.

Ora mi ricordo di Guccini e delle sue domande consuete messe in musica.

Non fare: fai.

E parlami DI TE.

Patrizia Zampieri

Adoro la musica, l'arte e la natura. Credo in Dio e nella vita. E come storydoer viaggio in cerca di progetti. Il mio sogno? Arrivare in Antartide. Ma con il cuore sempre qui.

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