Sono sempre stata restia a raccontare di me e di come mi muovo dietro le quinte, ma mi sono convinta che sia utile.
Ogni storia è sempre personale, e anche se sono in tanti là fuori a raccontar la propria, c’è sempre qualcuno che si identificherà proprio con la tua. Io per prima devo ringraziare chi scrive delle proprie vicissitudini, quante ne ho lette! Spesso toccano stati d’animo che pensavo fossero solo cose mie. Non è così.
Sono contenta di essere arrivata in vetta over 50 come al secondo tempo del film della mia vita con l’energia di una 25enne.
Fare la blogger per me è il connubio felice fra vocazione e professionalità, insomma una cosa seria. Dopo una parentesi da assistente familiare, un giorno ho preso un treno e ora sta diventando una professione.
La cosa più bella, ma anche la più difficile, è che ogni giorno sia unico
Mai mi sarei immaginata di arrivare, come dire, alla sponda opposta del fiume.
Negli anni la mia vita è cambiata completamente, ho sempre inseguito un’espressione libera, ma con la sicurezza di un piano sicuro a monte.
La realtà dell’andamento del mondo mi ha invece messo davanti a scelte specifiche: ho accettato la sfida e sono arrivata a fidarmi di più di me stessa.
Risparmio & riciclo, sarà ovvio di questi tempi, però… chi di voi riutilizza (questa è forte!) persino i cartoni delle confezioni del riso per appuntarsi mappe mentali temporanee?
Il problema è che devo avere a disposizione sempre un qualche foglio disponibile dovesse arrivarmi la traccia-meteora ispiratrice. Quando crei per professione, non è uno scherzo.
La traccia è il tuo tesoro primario, come il blocco di marmo per Michelangelo.
Devo trovare subito la maniera di fissarla su un punto. Per me il modo più veloce è scrivere dove capita (dato che capita quasi sempre quando NON sono al computer!).
Per un articolo ben fatto ci metto giorni di attività “a bocconcini” (ai tempi dell’anglo-moda li chiamavano microstep). Un modo colorito per dire che niente è mai definitivo.
Anche dopo la pubblicazione vado a correggere una frase perché nel frattempo, che so, mi è venuto un dubbio, non sia mai che qualcosa che ho detto possa venir frainteso. O semplicemente lo cambio perché ritengo suoni meglio.
Molto del materiale finisce catalogato in archivio, ma non pensate a un armadio polveroso. Archivio vuol dire solo tenuto da parte, perché di solito finirà col legarsi ad un’esperienza posteriore.
Questo perché ho preso la strada imprenditoriale in un’Italia dove la cultura del lavoro sta cambiando, a me sembra ci stiamo allontanando da logiche di lauree ed esperienze pluriennali a favore del seguire le proprie vocazioni imparando tutto da zero, mettendo in campo un generale darsi da fare in tutte le direzioni.
Io che son cresciuta secondo la logica di un curriculum da presentare, sviluppo il mio personal branding intorno al creare contenuti testuali per aiutare il marketing turistico per via diretta su questo blog, il mio primo e miglior biglietto da visita aggiornato di continuo.
Diceva Albertone “Settevedesse mamma…” L’Italia di adesso non è proprio più quella dei nostri genitori: stiamo aprendo un varco e tocca a noi gettare le basi per quelli che verranno dopo e avranno bisogno di teoria chiara, certo, ma soprattutto di un senso più forte di comunità, e se non c’è, dobbiamo ricostruirla noi.
Aderisco al MANIFESTO DEI NOMADI DIGITALI, e li seguo
Tornando all’archivio di prima, il momento-meteora è di quelli da cogliere al volo.
Perché il processo di creare testi che riflettano contenuti è un lavoro complesso che richiede maturità di carattere e mente ordinata per tener testa alla confusione imperante.
Saper dosare le proprie energie, confidare in Dio che la strada intrapresa sia quella giusta, non trascurare se stessi, che per me vuol dire dare spazio a musica e alimentazione corretta.
Non ho un potere d’acquisto tale da permettermi il panettone di Antonino o il filetto della ricetta di Csaba, ma posso imparare a combinare un pasto in maniera nutritiva anche a livello di Coop.
Cucino tutto da me, così ho un valido motivo per spegnere il computer alla fine della giornata. Voglio dare il 100%, essere in forma anche per gli altri. Faccio quello che posso ma non baratto l’equilibrio di uno stile sano.
Non voglio trascurarmi anche per motivi più legati al mio essere donna, persona emozionale. Voglio piacermi e piacere, puntando non ad una bellezza di stampo estetico, ma a quella di dentro.
Il mio piano editoriale vola puntualmente a fogli per aria
Mi hanno raccontato che è successo anche a Diana Krall durante un concerto all’Expo di Saragozza in una serata di vento. Ma lei… come se niente fosse. Ha continuato tranquillamente a suonare il suo pianoforte, e così faccio io.
Come si fa per esempio a non trovare difficile il rapporto coi social?
Ho diversi canali che pensavo di sviluppare, ma con algoritmi a spasso che cambiano di continuo mi sono convinta che è meglio ascoltare i consigli di chi ne sa più di me, che poi sono i professionisti che tallono su Linkedin.
E raccomandano tutti di concentrare le forze solo dove è più probabile che si riesca a trovare un seguito davvero interessato a quello che si ha da dare, anche se questo non è gratis, e costa fior di pomeriggi passati a valutare, a studiare quel che s’ha da fare.
Vivo un viaggio rigorosamente offline
Quando sarò a Belluno sarò in giro per Belluno, non online.
Vivo il bello dell’esperienza diretta.
Preparo contenuti a posteriori, perché non mi limito a scrivere pensieri, ma li faccio maturare in contenuti sostanziali, mi preme di riuscire a raccontare quello che si vede facendo sentire quello che non si vede.
Di recente ho riformulato il modo di vivere un viaggio, cercando di rallentare i tempi, dandomene un po’ più per capire l’aria del posto.
Siamo gli stati uniti, ogni regione ha la sua atmosfera.
L’ultimo di Parma è stato un tour de force, troppo concentrato, due musei al giorno sono diventati troppi, non si vive un’esperienza rubandole tempo.
D’altronde dopo un anno e mezzo di stop forzato scoppiavo dalla voglia di uscire, non potrei mai stare nello stesso posto a fare le stesse cose per anni (già, ecco qui un’altra cosa importante da considerare, mica siamo fatti per viver di solo pane…).
Il tempo corre mettendo fretta. Non va bene.
Prediligo le sistemazioni in ostello, economiche ma mi fanno sentire un po’ più libera di organizzarmi come a casa mia. Per esempio: di solito c’è una cucina, così posso andare a fare la spesa.
E penso in termini di risparmio nel senso di considerare il valore di una spesa. Per il mio modo di vivere e viaggiare, indipendente e con mezzi locali, tante cose mi sembrano troppe, non ne ho bisogno.
Ma mi piacerebbe in futuro avere più disponibilità liquide per entrare nei ristoranti e dormire in dimore storiche: saranno occasioni maggiori di conoscere più da vicino il gran genio italiano.
Far vita culturale per me vuol dire cambiare cultura
in altre parole, vuol dire girarmi a guardare dall’altra parte, quella delle cose che belle lo sono davvero, e ce ne sono…
Considero le conferenze la nuova scuola, quella finalmente senza più esami. E mi torna utile perfino per formulare progetti.
Leggo i classici, ne adoro la forza.
Studio il Grand Tour cercando di adottarne lo stile per poi aprire ad una cultura di viaggio più attenta ed entusiasmante. I tempi di oggi sono difficili, ma più favorevoli in questo senso.
Oggi abbiamo più senso etico, più libertà di scelta. Io mi avvicino a figure storiche, che poi erano donne o uomini come avrei potuto essere io se fossi vissuta nello loro stessa epoca, e tante volte mi sento colpire al cuore per tante ingiustizie che vivevano.
Adoro la musica, che come ho detto prima è un modo di prendermi cura di me, sostiene la mia voglia di alimentare sogni. Mi lancio a riscoprire i cantautori dei miei tempi di liceale.
Stare offline il più possibile mi dà equilibrio.
Tuttavia proprio online è dove posso costruire un progetto valido, entrare in contatto con tante altre belle persone, ma senza distogliermi dal senso vero della vita: quello di un dono che nessun metaverso potrà mai replicare.