Ricorre quest’anno il centenario della nascita di Pier Paolo Pasolini, chi non lo ricorda? Grande intellettuale, artista geniale in diversi campi (persino pittore!), oggetto di denunce e protagonista anche di fatti scabrosi.
Così mercoledì scorso ho colto l’occasione di un seminario a lui dedicato, con esiti un tantino sconfortanti. Mi è stato impossibile trovare un filo da seguire, e ricostruire così un profilo dell’uomo e dell’impatto sulla società del suo tempo.
A ogni cambio di relatore, e conseguente inizio di discorso, mi veniva da dormire o da distrarmi.
Colpa senz’altro del metodo, una semplice lettura del discorso, e la lettura non è mai intervallata da pause come quando si parla. Senza pause e senza elementi visivi, l’attenzione cala.
All’ultimo “Grazie!” fortemente atteso, applaudo e mi risveglio per uscire a prendere aria e ascoltare un po’ di musica (che in questi casi equivale ad una boccata d’aria).
Mi aspettavo di prendere appunti per poter scrivere un articolo o una bozza per l’archivio di contenuti futuri, invece… vi lascio immaginare…
Vabbè che capita, e oramai, una volta riemersa dal torpore, passo a una mia specie di contrattacco.
Penso a come migliorare io, dato che come viaggiatrice mi trovo a fare da ponte fra chi ne sa di più e chi non ne sa nulla, e in questo caso a me pare che una riunione così sia solo per esperti e non adatta a un incontro a porte aperte, accessibile a tutti.

Rinforza una convinzione che già avevo, quella che ad un autore è meglio avvicinarsi attraverso un suo lavoro. Sì, avrei potuto squagliarmela, ma sarebbe stato troppo facile, dato il troppo forte ricordo dello splendido Mamma Roma, dell’inconsueto Uccellacci e Uccellini, di Medea…
Così vado a cercare una biografia di Pasolini, benedetto internet, ma che sofferenza… Un genio partito con passione per la poesia e la letteratura, vissuto fra la natìa Bologna e il Friuli, in cui era nata la madre.
Maturato in uomo, si è dedicato a denunciare tutti quegli aspetti occulti dei sistemi sociali attraverso le tante allegorie dei suoi lavori.
Mi ricordo che in casa mia si tendeva a pensare che certe situazioni disagiate erano da evitare più che da capire. Oggi siamo in un’altra Italia, e meno male! Noi che nel 1968 siamo solo nati, a scuola già ci scoprivamo diversi…
Mi avvicino non per imitare, ma per capire. Un’epoca, un uomo, l’uomo che vive la sua epoca, un uomo che non è fatto solo di pensiero. È un piacere, ma è anche un impegno quello che mi prendo.
La cultura è una libertà preziosa ma penso che dovrebbe spingere di più sulla celebrazione della vita, invece che aggrovigliarsi in un gran peso di ragionamenti.
La vita è dono di un Dio vivente.
Preferisco il Pasolini POETA.