vetrata spettacolare del Duomo di Milano
Lombardia

MILANO… PERCHÉ NO?

In generale amo le città, ma quando sento voglia di città grande, Milano è sempre la prima.

Non so spiegarlo, credo sia la sua mappatura di centro nevralgico in cui si trova assolutamente tutto. Quando prendevo lezioni di francese a Saragozza, un giorno la mia insegnante, che voleva approfittare di un fine settimana per farsi un giro fuori Spagna, me ne chiese un’opinione. Le risposi con la parola chiave che ritenevo più immediata: modernità.

Aeroporti, negozi esclusivi, il quadrilatero della moda, eventi, un concerto dei nuovi Pooh. Senza contare quella stazione in cui ti fai volentieri il tour dei binari e corteggi carrozze che portano dappertutto, e specialmente oltre confine.

Ogni volta che metto piede nella capitale lombarda, anelo perdermi fra le vetrine di negozi e ristoranti come non mi capita in qualsiasi altra città (forse un po’ più discreta sotto questo aspetto).

Ma è sempre un sogno di sosta. Non credo che un crocevia così denso di persone ed affari sia davvero l’ideale per viverci.

dettagli di un tram

A Milano dedicai un articolo anni fa, agli albori di questo blog.

Vivevo ancora a Torino, confinata in casa per assistere la mamma, ma mi ero potuta concedere una giornata tutta per me (che avevo intitolato “fuga”).

I percorsi delle rotaie costellati di papaveri e i primissimi grattacieli all’orizzonte preannunciavano le gradite sensazioni che poi avrei provato.

Non definirei un paesaggio industriale bello, venendo a trovarci alquanto lontani, nel fisico e nel pensiero, dal relax di borghi e natura. Tuttavia…

quelle sensazioni erano positive. Ero scesa dal treno dicendo tra me “Finalmente!!” e avvertendo da subito un sapore di internazionalità vivace che, data la mia particolare situazione, mi ridava motivo per riprendere a vivere.

Eccone alcuni appunti:

“Nel Bistrot della stazione spunta una galleria di piatti, mi portano per un momento ad immaginare di provarci anch’io a dilettarmi nella ristorazione, e chissà forse persino arrivare a dirigere una scuola di cucina, dato che la nostra è considerata il massimo nel mondo. Sento che saper cucinare è importante, ma nel mio caso non è speciale vocazione.

Intanto cerco a fatica un posto dove sedermi; talmente tanti sono i panini e le focacce, con talmente abbondante collezione di farciture, che non so proprio decidermi. Siamo in Italia, e parliamo sempre di opere d’arte, che sono tante, e di tutti i tipi. Quelle che ho davanti le ammiri, le compri e te le mangi. Ho fatto bene a venire. Tempo infame, ma chi ci bada più.

Fatico a credere che resterò qui solo un misero pomeriggio. Mi viene uno stato d’animo tale da osar quasi quasi di cambiar programma. Potrei per esempio infilarmi in un hotel di lusso, e finire la serata in qualcuno di quei locali tanto chic. Ma è il bello ad affascinarmi, non il lusso.”

Fu in fondo niente più che una gita, grazie alla quale avevo potuto riprendere le quotidianità con maggior carica.

Passato ormai quel tempo, e oramai libera da vincoli, ho cambiato persino città. Ma di ricordi ne trovo ancora, e più recenti:

“Dal metro S. Ambrogio giungo in via Morozzo della Rocca, una di quelle vie residenziali fuori dal centro, e prima scopro il bellissimo Castello Cova. Un momento dedicato alla memoria di Giorgio Ambrosoli, che in quella via abitava, poi proseguo verso il Castello Sforzesco e trovo sul cammino palazzo Gonzaga del Vescovado.

Milano - in memoria di Giorgio Ambrosoli

Dopo una pausa alla stazione Cadorna, mi fermo a fotografare alcuni bei palazzi di Via Paleocapa, con un bistrot ad angolo che porta il mio nome. Entro nel cortile del Castello Sforzesco da porta Santo Spirito. Siamo però in pieno traffico, e l’atmosfera è un po’ svilita. Poi prendo Via Dante, ci trovo Swarowski e tanti altri, fino a sfociare in P.za Duomo.

palazzo di Via Paleocapa

Un musicista amerindio suona una musica che Morricone compose per un western, se non erro C’era una volta in America, con uno di quei loro strumenti a fiato.

Sentirlo mentre piano piano ti si scopre il Duomo all’orizzonte, rivela un aspetto meno in risalto del carattere di questa città, che non si ferma alla risonanza dei grandi eventi, che non ha il fascino dei caruggi di Genova, e non condivide il carattere un po’ troppo schivo di Torino.

Non si direbbe, eppure anche qui si può sentir nostalgia.

il Duomo di lato

Metti un evento a Milano, poi metti lo stesso evento a Torino, e non è la stessa cosa. Metti poi lo stesso evento a Napoli e sta a vedere che tremendità di differenza.

Ogni città, lo sappiamo, è unica; ognuna ha il suo amor proprio, e con ragione, essendo la sola a poter evidenziare al meglio le differenze proprie. Qui il semplice profumo della salsa affumicata di un hamburger può dare glamour all’atmosfera.

Colpisce la moda ovunque. Quella proposta dalle vetrine unitamente alle sfilate delle passanti (persino una collana nonostante l’afa). Ho visto non ostentazione, ma eleganza nella combinazione degli arredi e delle vetrine dei negozi intorno a tante mura possenti.

E poi qui tutto è più in grande. Quello che a Torino è negozietto, a Milano è un palazzone. Non credo ai miei occhi che ad entrare in un H&M mi paia una boutique di lusso, estesa su vari piani, con pouf su cui sedersi per riposare i piedi e appoggiarsi per meglio far scorrere la penna sul taccuino.

Distolgo un attimo lo sguardo, e questo trova uno specchio; mi convince che in quello sfondo sarei io ad aver bisogno di una ritoccatina… Neanche bado all’orologio, starei qui per giorni… Certo, c’è ancora tempo di sbirciare in altri interessanti negozi.

Milano capitale della grande moda

Passeggio tranquilla, mi godo un po’ di sole, e un cantante mi delizia con le note di Let her go. Entro, esco, ammiro, curioso… Vedo molti guardiani della sicurezza, tutti elegantissimi e rigorosamente di colore, come a Parigi.

Vedo da lontano la torre centrale del Castello Sforzesco. Faccio una scappata nella vicina Piazza Fontana, teatro di un brutale attentato risalente al 1969.

Quando ti metti in viaggio non sai bene che cosa succederà, ma qui alla fine ho potuto fare tutto ciò che mi ero proposta. Persino scrivere questo articolo.”

Se ho sentito dentro me che Milano non è solo smog e traffico, allora anche lei sarà bella, di una bellezza che è solo sua, e non si trova in nessun’altra parte.

Per esempio il Museo della Scala o Villa Necchi del FAI, che proprio qui ha la sua sede. Chissà se alle Gallerie d’Italia troverò ancora una mostra con giro di Traviata…

Di certo continuerò a farvi tappa nei miei futuri passaggi.

Perché vorrò continuare a conoscere tanti altri luoghi meravigliosi della Lombardia.

interno di un palazzo signorile a Milano

Patrizia Zampieri

Adoro la musica, l'arte e la natura. Credo in Dio e nella vita. E come storydoer viaggio in cerca di progetti. Il mio sogno? Arrivare in Antartide. Ma con il cuore sempre qui.

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